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La sentenza

Ferrara, trovato anni prima con mazze e marijuana: non sarà vigilante

Alessandra Mura
Ferrara, trovato anni prima con mazze e marijuana: non sarà vigilante

Respinto il ricorso: l'uomo è fuori dall’elenco degli addetti ai servizi di controllo per le attività di intrattenimento e spettacolo

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Ferrara Aveva fatto domanda alla Prefettura di Ferrara di poter essere iscritto nell’elenco degli addetti ai servizi di controllo per le attività di intrattenimento e spettacolo, ma un paio di passi falsi compiuti anni prima gli hanno sbarrato la strada a questa possibilità. E a nulla è servito rivolgersi al Tar contro il provvedimento di diniego: il ricorso è stato respinto non solo perché la sua memoria difensiva era stata presentata in ritardo, ma soprattutto per la mancanza di uno dei requisiti di legge per poter ricoprire l’incarico di vigilante.

Lo ha deciso la Sezione Prima del Tar dell’Emilia Romagna, mettendo fine a una controversia che andava avanti da tre anni, ma con radici risalenti al 2017 quando l’uomo a seguito di una perquisizione era stato trovato in possesso di due grammi di marijuana, di un coltello a serramanico, di un manganello e di una mazza di legno. E ancora, nel 2019, era stato fermato per un controllo stradale mentre era alla guida della sua auto, e trovato in possesso di 0,7 grammi di marijuana. Così quando cinque anni dopo il primo guaio con la giustizia l’uomo aveva chiesto di essere ammesso nell’elenco degli addetti alla vigilanza durante le attività di intrattenimento, era arrivato il diniego e poi il successivo rifiuto di sospendere il provvedimento.

A chiudere la questione ora è intervenuta la sentenza del Tar a cui l’uomo aveva fatto ricorso lamentando che la controparte (la Prefettura) avrebbe ignorato la sua memoria difensiva che spiegava che il reato di porto di oggetti atti a offendere si era estinto con il buon esito della messa alla prova, e che la sostanza stupefacente trovata in suo possesso era cannabis di tipo ricreativo, priva del principio psicoattivo Thc e dunque di libera vendita.

La memoria però, hanno notato i giudici del tribunale amministrativo, era stata depositata con dieci giorni di ritardo rispetto ai termini, e in ogni caso al momento della presentazione della domanda (prima dell’esito della messa alla prova e dell’estinzione del reato) mancava un requisito fondamentale per coloro che vogliono essere ammessi nell’elenco prefettizio, ovvero «che non risultino negli ultimi cinque anni, denunciati o condannati anche con sentenza non definitiva». Ricorso respinto, dunque, con la condanna al pagamento delle spese di causa.

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