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Il lutto

Morto Giovanni Galeone, allenò la Spal dal 1983 al 1986


	Giovanni Galeone al Mazza per Spal-Verona (2017/2018), foto Filippo Rubin
Giovanni Galeone al Mazza per Spal-Verona (2017/2018), foto Filippo Rubin

Allenatore anticonformista, di Massimiliano Allegri disse: “Era allenatore anche in campo”.

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Udine Calcio in lutto per la morte di Giovanni Galeone, allenatore tra le altre di Spal (1983-1986), Napoli e Como. Galeone, malato da tempo, si è spento all’ospedale di Udine dove era ricoverato. Aveva 84 anni. Da allenatore ha conquistato quattro promozioni: due a Pescara (1986-87 e 1991-92), una a Udine e una a Perugia. Il suo 4-3-3 è stato un modello per tanti. Si è ritirato nel 2013. È stato il maestro di Massimiliano Allegri che nel 2004 parlando di lui alla Nuova aveva detto: «Max è un ragazzo molto intelligente, veloce di testa, sveglio. Da giocatore ha fatto il 30% di ciò che avrebbe potuto. Era formidabile, al primo anno di serie A ha segnato 12 gol: 12 gol da centrocampista e nel Pescara. Forse è arrivato un po' tardi sul grande palcoscenico ma, soprattutto, vi è giunto nel momento in cui si cercavano incontristi e si puntava su aggressività e forza fisica. Intendiamoci: lui sapeva anche contrastare, e bene, ma privilegiava la tecnica. Era allenatore in campo».

Giovanni Galeone nasce a Napoli il 25 gennaio 1941. La sua storia nel calcio comincia da giocatore, ruolo di centrocampista, con una carriera che lo porta a indossare diverse maglie tra Serie B e Serie C, ma è da allenatore che diventa un nome riconoscibile, amato e discusso. Dopo il ritiro, muove i primi passi in panchina nelle categorie minori, tra Adriese e Pordenone, prima di approdare al settore giovanile dell'Udinese. Da lì parte una lunga avventura fatta di idee, di calcio propositivo e di una certa insofferenza verso i compromessi. Galeone diventa il simbolo di un modo di intendere il calcio come espressione di libertà: il pallone deve girare, la squadra deve attaccare, il gioco deve essere pensato ma anche coraggioso. Le sue stagioni più memorabili sono quelle a Pescara, dove conquista due promozioni in Serie A e regala alla città abruzzese anni di entusiasmo e spettacolo. Era un allenatore anticonformista, capace di affascinare i suoi giocatori con il discorso giusto, di difenderli pubblicamente e di sfidarli in allenamento. Amava la parola più della lavagna, il paradosso più della convenzione. Molti tecnici della generazione successiva lo considerano un maestro.

Massimiliano Allegri lo ha spesso definito "il mio riferimento", Marco Giampaolo e Gian Piero Gasperini ne hanno raccolto l'eredità filosofica più che tattica: la convinzione che il calcio sia un linguaggio, e che la forma conti quanto il risultato. Fu anche un personaggio mediatico, diretto e ironico. Non risparmiava critiche, né alle società né agli allenatori. Le sue battute, spesso fulminanti, hanno attraversato decenni di calcio italiano: "Il portiere è un optional", diceva sorridendo, per spiegare quanto contasse per lui l'idea di costruire gioco fin dal primo passaggio. Negli ultimi anni aveva continuato a commentare con lucidità il calcio moderno, restando fedele alla sua visione: il gioco come pensiero, come estetica, come rischio. Giovanni Galeone è morto a Udine all'età di 84 anni, lasciando dietro di sé una lezione più che una carriera. Non solo quella di un allenatore, ma di un uomo che ha fatto del calcio una forma di libertà intellettuale.