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Inchiesta Pma del Delta, servizio sospeso: i reati a 4 pazienti

Alessandra Mura
Inchiesta Pma del Delta, servizio sospeso: i reati a 4 pazienti

L’Ausl sospende l’attività all’ospedale di Lagosanto in via cautelare, pazienti inviate in altri centri. I legali dei sei indagati: «Prepariamo ogni azione di difesa». Le accuse riguardano un’interruzione di gravidanza senza consenso e la falsa attestazione di impianti di embrioni

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Lagosanto La prima conseguenza dell’inchiesta che ha travolto il centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale del Delta di Lagosanto è la messa in pausa del servizio, una «sospensione temporanea in via precauzionale dell’attività», come ha comunicato oggi l’azienda Usl di Ferrara «in attesa di ricevere i verbali relativi alla visita del Centro Nazionale Trapianti e dell’Organismo Tecnicamente Accreditante della Regione Emilia Romagna, e sulla base dell’informativa dell’apertura di indagini giudiziarie».

Un atto che dà la misura dell’impatto prodotto dall’indagine che coinvolge sei professionisti del centro Pma, a cui a vario titolo vengono contestate accuse gravissime, a cominciare dall’interruzione di gravidanza senza il consenso della donna - reato punibile con una pena fino a otto anni di carcere – ingannando la paziente dopo che le era stato impiantato per sbaglio l’embrione di un’altra assistita. In altri due casi, invece, si ipotizza la falsa attestazione di impianti di embrioni in realtà mai avvenuti. Da qui sarebbero derivati altri atti illegali riconducibili a false attestazioni nelle cartelle cliniche di alcune pazienti e al mancato rispetto delle linee guida sulla procreazione medicalmente assistita .

Il centro Pma dunque per il momento si ferma, e le coppie che a oggi erano prese in carico a Lagosanto saranno indirizzate in altri centri dell’Emilia Romagna: «Al fine di accompagnare le coppie in carico al Centro nel prosieguo del loro percorso – spiega la nota dell’Ausl – l’azienda ha già predisposto percorsi di presa in carico alternativi, grazie alla disponibilità dei Centri di Pma regionali», assicurando «come di consueto – conclude l’azienda sanitaria – la massima collaborazione agli inquirenti nel cui operato ripone massima fiducia».

Le difese dei sei indagati - l’avvocata Chiara Campi e l’avvocato Darien Levani – oggi hanno avuto un primo incontro con uno degli indagati. Lo studio legale, spiega l’avvocata Campi «si è attivato per predisporre ogni possibile azione di difesa, e stiamo valutando se rilasciare eventuali dichiarazioni. In questa fase iniziale delle indagini, data la gravità delle accuse contestate e la delicatezza del tema, preferiamo aspettare i prossimi sviluppi prima di intervenire».

Gli episodi finiti nel mirino di procura (pubblico ministero Barbara Cavallo) e Guardia di Finanza risalgono alla primavera del 2023 e sono finora quattro le pazienti che, secondo i riscontri raccolti, avrebbero subito i danni dei reati ipotizzati: si tratta di una donna residente nel Ferrarese e tre provenienti da altre province, ma non è escluso che la conoscenza dell’apertura delle indagini possa generare dubbi e perplessità in altre pazienti che erano state assistite a Lagosanto, con la richiesta dei necessari accertamenti.

I sei indagati sono il responsabile dell’Unità operativa, l’ex responsabile del Laboratorio della Pma (già destinatari di un procedimento disciplinare da parte dell’Ausl per pesanti problemi relazionali in reparto), l’attuale responsabile del Laboratorio, la manager della qualità ed embriologia e due biotecnologi che fino a pochi mesi fa erano in servizio al Delta. Gli avvisi di garanzia sono stati recapitati all’indomani della recente ispezione del Centro nazionale trapianti, l’organismo preposto tra l’altro alla vigilanza della rete trapianti, ma il Centro Pma del Delta era da tempo sotto la lente degli inquirenti, che hanno disposto perquisizioni in studio e domiciliari a carico di tutti e sei gli indagati. 

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