L’ex vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi indagato per peculato
Contestato l’uso di un’auto del Comune per mettere una telecamera e spiare Rossella Arquà davanti alla sede della Lega in via Ripagrande
Ferrara In una specie di testacoda, la vicenda delle lettere anonime e minatorie indirizzate all’ex vicesindaco Nicola Lodi si trasforma in un’indagine che lo riguarda.
La Procura di Ferrara ha infatti chiuso le indagini nei confronti dell’ex amministratore comunale – sospeso poco meno di un anno fa per l’applicazione della legge Severino dopo il caso Cidas e poi dimessosi – per l’ipotesi di reato di peculato nell’uso di un’automobile di proprietà del Comune, per il fine privato e considerato illecito di spiare Rossella Arquà davanti alla sede della Lega in via Ripagrande per coglierla in castagna mentre lasciava le lettere anonime, almeno così aveva raccontato lo stesso Lodi nel relativo processo.
Proprio le sue parole in quel processo sono all’origine dell’indagine, spinta da un esposto presentato dall’avvocato Fabio Anselmo (difensore di Arquà). In quell’occasione, il 21 luglio scorso, davanti al giudice Giuseppe Palasciano, Lodi spiegò di aver fatto installare dalla Securfox delle telecamere su due auto. Una era quella dell’ex consigliere comunale leghista (oggi assessore a Copparo) Fabio Felisatti. L’altra era un’auto del Comune, parcheggiata davanti alla sede e vista da Arquà. Secondo la Procura, questa azione potrebbe configurare il reato di peculato d’uso: l’automobile del Comune, della quale l’allora vicesindaco aveva la disponibilità proprio in funzione della carica che ricopriva, sarebbe stata usata per finalità che non avevano nulla a che fare con gli interessi tipici del Comune stesso, bensì per perseguire un interesse del tutto personale di Lodi. La Nuova Ferrara ha contattato Lodi per avere una sua dichiarazione ma non ha ricevuto risposta.
Molto duro e dai contorni anche politici, invece, il commento dell’avvocato Fabio Anselmo, che già aveva rilevato quella che considerava una pensate anomalia nella vicenda proprio al termine di quell’udienza. «Mentre si affanna a creare forme di odio razziale, mentre le chat anche aventi ad oggetto comunicazioni drammatiche sono piene di odio e di insulti, il sindaco non può più fare la vittima e deve preoccuparsi di ben altro – sottolinea Anselmo –: della criminalità organizzata, del corretto esercizio della pubblica amministrazione e dei reati connessi che possono essere forieri anche di situazioni di grande pregiudizio per la città. Deve preoccuparsi di quello che dice la Direzione nazionale antimafia, degli indicatori economici e del credito, dei reati dei colletti bianchi che sono quelli che fanno male alla gente, anche se spesso non se ne rende conto, fanno male ai servizi pubblici essenziali, alla sanità, alla sicurezza, alla giustizia e ai trasporti e, in generale, al rapporto tra cittadini e la pubblica amministrazione».
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