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Gaibanella, animalisti da Berluti: «Basta uso di pellicce»

Gaibanella, animalisti da Berluti: «Basta uso di pellicce»

Protesta davanti allo stabilimento ferrarese

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Gaibanella Megafoni, trombette e tamburi, con l’obiettivo di porre fine allo sfruttamento di animali a fini di profitto. È successo mercoledì scorso davanti allo stabilimento della Manifattura Berluti di Gaibanella, dove è andata in scena una mobilitazione del collettivo animalista Bapa (acronimo che sta per Bologna Azioni per la Protezione degli Animali, parte della coalizione Adl Italia), per chiedere a Lvmh (la maison francese che controlla Berluti) di eliminare definitivamente l’uso di pellicce animali. L’iniziativa rientra nella campagna internazionale attiva da oltre un anno, con azioni di pressione su Lvmh in città come Parigi, Monaco, Londra, Milano, New York, Los Angeles e Osaka.

Una ventina di attiviste e attivisti hanno presidiato per cinque ore l’ingresso dello stabilimento distribuendo una lettera aperta ai dipendenti e attirando sonoramente la loro attenzione. Nel mirino anche il team di Azzurro Digitale, presente alla manifattura, in quanto fornitore del software Awms. Secondo il collettivo, Berluti avrebbe già iniziato a rimuovere dal proprio sito alcuni capi con inserti in pelliccia, segnale dell’efficacia delle proteste.

Bapa e Adl Italia annunciano nuove azioni fino a quando «la maison non adotterà una posizione chiara per una moda senza la crudeltà delle pellicce, in linea con la direzione presa sia dai competitor come Gucci, Prada e Max Mara, sia da realtà giornalistiche come Conde Nast, editore di Vogue e Vanity Fair, sia da diversi Stati europei negli ultimi anni». 

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