La Nuova Ferrara

Ferrara

Immigrazione e integrazione

Bufera dopo il programma tv, il sindaco di Portomaggiore: «Servizio che nega la realtà»

Bufera dopo il programma tv, il sindaco di Portomaggiore: «Servizio che nega la realtà»

Bernardi replica alla trasmissione Quarta Repubblica: «I nostri sportelli per gli stranieri analizzati anche da altre amministrazioni»

4 MINUTI DI LETTURA





Portomaggiore «Queste micce rischiano di lacerare un tessuto già delicato, che va tenuto insieme». Le micce sono quelle accese da un servizio della trasmissione “Quarta Repubblica”, andata in onda lunedì sera su Rete 4 e che ha avuto come tema Portomaggiore e la forte presenza di una comunità pakistana, con toni abbastanza allarmistici che hanno sollevato un dibattito, soprattutto sui social, dove il video è molto circolato. Ciò anche per le affermazioni sulle donne fatte da un sedicente imam intervistato dall’autrice del servizio. Le parole in apertura di articolo sono invece quelle che il sindaco Dario Bernardi ha affidato, non a caso, a un video pubblicato su Facebook. «Quando sono diventato sindaco sapevo che l’integrazione era una sfida complicata, l’ho affrontata ogni giorno con cose concrete e non parole – dice Bernardi –. Prendo le distanze da questo tipo di giornalismo, nega la realtà, più vicino alla propaganda e con affermazioni false, da querela, ma non ho tempo o denaro da perdere».

Bernardi si trova costretto all’ovvio: «Condanno fermamente le disgustose parole di quel sedicente imam. Non ci rappresenta nessuna visione che non sia di una donna libera con pari diritti e possibilità di partecipare alla vita pubblica. Questa è l’unica via che concepiamo e se qualcuno ha idee diverse deve essere prima di tutto allontanato dalla sua comunità. Perché io faccio il sindaco, non il predicatore. Non mi occupo di culto, non ho rapporti con referenti religiosi anche se quel servizio voleva lasciare intendere diversamente».

Il sindaco spiega perché il Comune che gestisce offre servizi e iniziative dedicati alle comunità straniere e momenti di confronto con esse, presentati come qualcosa di anomalo nel servizio: «Il dialogo con la comunità è necessario su tutti i temi di nostra competenza. In quell’incontro si è parlato di caporalato, sicurezza edilizia, sportello lavoro».

Senza che ciò significhi non vedere i problemi esistenti e sicuramente percepiti dai residenti e sui quali si è inserita la “miccia” richiamata da Bernardi: «Solo pochi giorni fa ero con il prefetto, i carabinieri e le forze dell’ordine, un comitato provinciale di ordine pubblico e sicurezza, il secondo nel giro di un anno e mezzo. Hanno apprezzato il nostro lavoro contro il caporalato, contro l’uso improprio degli appartamenti. Oltre 200 persone controllate in due anni, decine di appartamenti ispezionati, modifica della modulistica dei sopralluoghi delle idoneità alloggiative, oltre 50mila euro di sanzioni. I carabinieri hanno aumentato i controlli del 43%. Questi sono fatti, forse a qualcuno dà fastidio perché non lascio questo compito alla destra come fanno forse alcuni rappresentanti a livello nazionale. Piuttosto possiamo discutere di quali strumenti veri questo governo dia ai sindaci su questo tema e vedrete che oltre la propaganda troveremo ben poco».

Ma poi, «oltre alla parte repressiva c’è quella propositiva e di misure per prevenire i problemi ma se ne parla poco. Certamente a quella giornalista non interessava ma tanto è stato fatto. Non so quanti ragazzi abbiamo tolto dalla strada prevenendo problemi di vandalismo e disagio grazie al centro di aggregazione giovanile che conta oltre 100 iscritti fra gli 11 e i 16 anni – rivendica il sindaco –. Lo Sportello lavoro è nato in collaborazione con prefettura, sindacati e imprese agricole per evitare che aziende e lavoratori che hanno bisogno di lavorare si affidino a caporali sfruttatori che portano illegalità e degrado. Così come lo Sportello stranieri, presentato come ufficio per i pakistani unico in Italia, la balla più grossa detta in quel servizio. Lo sportello esiste da dieci anni, è utilizzato in decine e centinaia di paesi e città d’Italia. Certo ci sono mediatori in lingua araba, avremmo dovuto mettere uno svedese? E tutti questi servizi innovativi messi in campo non da soli vengono analizzati anche da altre amministrazioni. Le cose cambiano cambiandole. Ecco perché la nostra azione continua e continuerà, sapendo che è difficile, ma senza nascondersi e mollare – conclude – perché a Portomaggiore voglio molto bene, certamente più di quanto gliene voglia Rete 4». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA