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L’inchiesta

Ferrara, Copma denuncia i clan della Camorra

Daniele Oppo
Ferrara, Copma denuncia i clan della Camorra

Un’indagine della Dda di Napoli mostra i tentativi dei D’Alessandro di infiltrare la coop. Tra le dipendenti di un appalto a Castellamare di Stabia due donne legate ai boss

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Ferrara I tentacoli della Camorra hanno toccato una delle aziende più importanti di Ferrara. La cooperativa di servizi Copma è infatti rimasta coinvolta in una vicenda legarta al potente clan D’Alessandro di Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, dove l’azienda gestisce l’appalto per la forniture dei servizi di pulizia nelle strutture sanitarie e dove lavoravano alcune persone legatissime ai boss .

L’indagine

È quanto emerge da una recente indagine della Dda di Napoli che l’altro giorno ha portato all’arresto di 11 persone (altre sei sono indagate a piede libero) con accuse che, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, tentata estorsione e spaccio di droga, tutti aggravati dalla finalità camorristica. A Castellamare Copma gestisce l’appalto per le pulizie nelle strutture sanitarie, tra le quali l’ospedale San Leonardo. È subentrata nel servizio e ha, in base alla clausola sociale, ha mantenuto la precedente forza lavoro. Tra le dipendenti figurano Filomena Cascone moglie di Paolo Carolei, uno dei vertici del clan D’Alessandro (arrestato lunedì), Petronilla Schettino, coniuge di Michele Abbruzzese, esattore e cassiere del clan (entrambi arrestati) e la responsabile del personale Giuseppina Schettino (sorella di Giovanni detto “o’ muscio”, che non risultano indagati).

La disputa

Da alcune intercettazioni emerge come il clan sia intervenuto per risolvere una disputa lavorativa tra le due Schettino. In un’intercettazione dell’aprile 2024, i coniugi Abbruzzese-Schettino incontrano un sindacalista e gli raccontano che Giuseppina Schettino sta ostacolando Petronilla per quanto riguarda le sue ore di lavoro, nonostante vi sia stata l’autorizzazione da parte della dirigenza aziendale. Abbruzzese spiega al sindacalista di avere anche incontrato il fratello di Giuseppina, Giovanni, per spiegagli che la sorella non è ben vista e danneggia il clan, del quale pure millanterebbe di far parte, e che sarebbe inaffidabile perché avrebbe presentato un esposto contro Pasquale D’Alessandro (altro vertice del clan arrestato) e Paolo Carolei («questa è infame, che ne sappiamo che non va dalle guardie?»).

Interviene il boss

In una seconda intercettazione ambientale di pochi giorno dopo il sindacalista ritorna a casa Abbruzzese-Schettino e Abbruzzese gli dice che ha ricevuto un bigliettino dal boss Carolei, detto “Paoluccio”, che lo rassicurava sul suo interessamento per la vicenda Compa e di non parlare più con nessuno delle questione. La consegna del silenzio richiesta da Carolei viene ripetuta a diverse persone da parte di Abbruzzese. Per la Dda, Carolei è stato interessato dai fratelli Schettino, preoccupati della piega che stava prendendo la vicenda.

La denuncia

A Ferrara il sentore che qualcosa stesse andando in modi non consoni è arrivato quasi un anno dopo e, probabilmente, vi sono anche altre questioni sotto la lente degli investigatori che al momento non sono state svelate. In ogni caso, la presidente Silvia Grandi ha subito interessato l’avvocato Fabio Anselmo, chiedendo consiglio su cosa fare. L’esito è stato un viaggio del legale a maggio verso Napoli, con in mano un esposto su pressioni e atteggiamenti intimidatori relativi al personale, da consegnare alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli. «Tutti dovremmo fare così», commenta l’avvocato Anselmo, riferendosi alla pronta denuncia da parte di Copma

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