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Il caso

Inchiesta embrioni. Gli ex assistiti tra freddezza, ritardi e delusioni: «Vogliamo sapere se siamo stati vittime»

Alessandra Mura
Inchiesta embrioni. Gli ex assistiti tra freddezza, ritardi e delusioni: «Vogliamo sapere se siamo stati vittime»

Il caso al centro Pma dell’ospedale del Delta di Lagosanto. Nuove testimonianze di famiglie che si sono rivolte alla struttura: «Trattati malissimo, persino derisi. Interessati a un’azione legale collettiva»

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Lagosanto La rabbia, i dubbi, l’incredulità e il dolore sono straripati come un fiume in piena. L’indagine di procura e Finanza sul centro di Procreazione Medicalmente Assistita dell’ospedale del Delta è stata una miccia che ha fatto esplodere emozioni a lungo trattenute, come dimostrano le testimonianze che stanno arrivando in redazione da parte di coppie che sembrano aver acquisito una consapevolezza più netta riguardo la loro esperienza nella struttura di Lagosanto. Tra le storie, tutte con la loro sofferenza singolare, spicca un tratto comune: la freddezza e la mancanza di empatia che hanno avvertito durante il percorso. E cresce l’interesse per una eventuale azione legale collettiva, sull’esempio di altre ex pazienti che stanno valutando anche questa ipotesi.

«Ho letto – ci scrive una lettrice – che alcune coppie vorrebbero fare un’azione collettiva». Da qui la volontà «di esporre la nostra storia, fatta di lacrime e sangue, in un ambiente privo completamente di empatia». Come tante altre coppie, continua la testimonianza «anche noi ci siamo rivolte al centro Pma del Delta e abbiamo eseguito cinque cicli di stimolazione che però non ci hanno portato a coronare il nostro sogno, ma ci hanno dato tanti incubi». Le gravi ipotesi di reato che gli inquirenti hanno sollevato riguardo alle condotte di sei professionisti in servizio presso la struttura hanno quindi riacceso il dolore, e insieme hanno fatto sorgere tante domande a cui ora si chiede una risposta, «per capire se nel nostro percorso è stato fatto tutto correttamente perché, carte alla mano, abbiamo sempre avuto molti dubbi» circa la correttezza con cui sono state condotte le pratiche. E a questo si aggiunge, tutt’altro che secondario per una coppia che sta affrontando una prova così pesante e difficile, l’aspetto umano che, dicono, è mancato: «Siamo stati trattati malissimo, persino derisi, e dopo il quinto tentativo, abbiamo deciso di rivolgerci all'estero». Ma la sofferenza vissuta a Lagosanto, concludono, rappresenta «una ferita che sanguina ancora».

Se questa coppia ha finito per andare all’estero per cercare di diventare genitori, altri casi sono terminati in modo simile, ovvero con la scelta di passare a un’altra struttura. E questo dopo una serie di avvenimenti spiacevoli e forti delusioni. Questa volta è l’aspirante papà a ripercorrere la vicenda : «Io e la mia compagna – racconta – siamo stati pazienti alla Pma del Delta da inizio 2023 fino ad inizio 2025, per poi passare a un altro centro». A spingerli a parlare, continua, sono state «le storie che stiamo leggendo sulle vostre pagine» e che «ricalcano molte delle peripezie che abbiamo dovuto affrontare». Il loro è stato infatti un tragitto a ostacoli, con esasperanti interruzioni, «dalla assurda chiusura per ferie nell’agosto 2023, ai continui rinvii per lavori nel 2024». Per poi culminare, nell’estate dell’anno scorso, in un ricovero all’ospedale Sant’Anna di Cona per iperstimolazione. «La nostra esperienza al Delta si è chiusa con un aborto spontaneo e una successiva diagnosi preimpianto su blastocisti crioconservate con esito negativo. Il tutto gestito in modo glaciale dal centro di Lagosanto». E adesso che a questo bagaglio già così gravoso si è aggiunta la conoscenza dell’indagine, «mille domande si stanno formando, anche alla luce dei trattamenti diametralmente opposti che stiamo ricevendo in un altro centro». Elementi più che sufficienti, conclude, per essere interessati a partecipare a una causa legale collettiva e cercare di capire se questa ipotesi prenderà forma.

Era partita da un dolore indicibile, era proseguita con una speranza per poi concludersi con una disillusione e tante perplessità la parabola di un’altra coppia passata per il centro Pma del Delta. Il dolore: la perdita del loro bambino, nell’ottobre di tre anni fa, a causa di una grave malattia genetica. La speranza: una diagnosi per impianto per ritrovare la gioia di essere genitori. La delusione: l’esperienza vissuta al Delta. Una volta rilevata la patologia genetica che aveva colpito il loro bimbo, «ci siamo dovuti rivolgere a un centro Pma in grado di fare diagnosi pre impianto». La prima visita si era svolta nel maggio del 2023 e poi, come ha ricordato un’altra coppia, una serie continua di ritardi: «Per sette mesi il reparto è rimasto chiuso per lavori di ammodernamento», poi la vicenda del procedimento disciplinare da parte dell’Ausl a carico del direttore per il clima teso all’interno della struttura, e infine il «cambio del centro di analisi genetiche. Oltre a questo abbiamo sempre avuto tantissimi dubbi in merito ai risultati che si ottenevano. Abbiamo provato a rivolgerci ad altri centri pubblici in Italia, ma o per l’età o per l’attesa troppo lunga era più conveniente rimanere a Lagosanto, che era il centro più vicino. Ora l’unica alternativa resta il privato. Purtroppo riesce a curarsi solo chi ha i soldi per farlo».

 

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