Eccidio del Castello Estense, «cicatrici che ci ricordano il prezzo della libertà»
La cerimonia con la deposizione delle corone d’alloro al muretto del Castello e alla Torre della Vittoria per ricordare gli undici ferraresi uccisi da squadre fasciste 82 anni fa
Ferrara Gli eccidi avvenuti nella notte tra il 14 e il 15 novembre 1943 e del 17 novembre 1944 sono stati ricordati ieri mattina nella cerimonia di commemorazione, organizzata dal Comitato per le Onoranze ai Caduti e dall’Istituto di Storia Contemporanea. Una mattinata densa, iniziata alle 9.30 nella Sala Consiliare di Palazzo Municipale, dove cinque classi degli istituti Einaudi, Ariosto e Vergani Navarra hanno partecipato all’incontro “La continuità nella frattura: 1943: 25 luglio, 8 settembre, 15 novembre” con il professor Roberto Parisini dell’Università di Udine.
Alle 11, davanti al muretto del Castello Estense, è stata inaugurata la mostra “Per non dimenticare” e si è tenuta la cerimonia ufficiale. La prima corona d’alloro è stata deposta accanto alla targa che ricorda gli undici ferraresi uccisi il 15 novembre 1943. A precedere gli interventi istituzionali, le parole di preghiera del Rav Luciano Caro: «Dio accogli il milione di martiri trucidati per la santificazione del tuo nome e per l'affermazione del principio di libertà e giustizia». A unirsi in preghiera, anche monsignor Massimo Manservigi, vicario generale della diocesi ferrarese: «Benedetto sei tu Signore, che vuoi che gli uomini del nostro tempo mettano al centro della vita familiare e sociale il Comandamento dell’amore».
Subito dopo è intervenuto l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli, che ha ricordato il valore della presenza delle scuole e l’importanza di custodire la memoria degli eccidi. Nel suo ampio e sentito discorso, pronunciato davanti al muro che fu teatro della fucilazione, l’assessore ha ricordato gli undici ferraresi uccisi nel ’43 e i sette antifascisti del Caffè del Doro, citando uno a uno i nomi delle vittime e sottolineando come quei luoghi rappresentino «cicatrici che ci ricordano il prezzo della libertà e della dignità umana».
Gulinelli ha poi ribadito: «La loro memoria ci chiama al silenzio, ma anche alla responsabilità. La libertà non è un dono acquisito, ma una conquista che va difesa, giorno dopo giorno». E ancora: «Ferrara rinnova la promessa che l’odio, la persecuzione, la violenza politica, l’intolleranza non avranno mai più cittadinanza tra noi».
Al termine degli interventi, il corteo — composto da autorità civili, militari e religiose, dai gonfaloni e dagli studenti — ha raggiunto la Torre della Vittoria, dove è stata deposta la seconda corona d’alloro. Durante il passaggio in piazza della Cattedrale, il presidio studentesco in corso dalle 10 ha interrotto le proprie attività, esprimendo vicinanza e adesione alla commemorazione.
La cerimonia ha riportato l’attenzione su uno dei momenti più tragici della storia ferrarese. Dopo l’assassinio del federale Igino Ghisellini, avvenuto il 13 novembre 1943, squadre fasciste inviate da Verona e Padova organizzarono retate e arresti che portarono alla fucilazione, all’alba del 15 novembre, di dieci uomini selezionati tra antifascisti ed ebrei detenuti tra la caserma Littorio e le carceri di via Piangipane. A questi si aggiunse la morte di Cinzio Belletti, operaio ucciso in via Boldini.
Le loro storie, riportate da Giorgio Bassani in “Cinque storie ferraresi” e portate sullo schermo da Florestano Vancini ne “La lunga notte del ’43”, continuano a rappresentare il cuore della memoria civile della città.
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