La Nuova Ferrara

Ferrara

Il caso

Inchiesta embrioni, nuovo blitz della Finanza. Il direttore indagato ha chiamato le pazienti

Annarita Bova e Daniele Oppo
Inchiesta embrioni, nuovo blitz della Finanza. Il direttore indagato ha chiamato le pazienti

Fiamme gialle al Delta di Lagosanto. Alcune coppie della Pma sono state invitate a presentarsi in ospedale. Dure le reazioni: «Siamo rimasti senza parole. L’ennesimo schiaffo in faccia»

3 MINUTI DI LETTURA





Lagosanto Nuovo blitz, ieri pomeriggio, della Guardia di finanza al centro di Procreazione assistita dell’ospedale del Delta di Lagosanto, la cui attività è stata formalmente sospesa dall’Ausl il giorno seguente alle perquisizioni e ai sequestri, effettuati il 6 novembre scorso nell’ambito di un’indagine sull’attività svolta nei confronti di alcune pazienti.

Negli ultimi giorni è emerso però come il direttore del centro, che è anche il principale indagato e che non è stato né sospeso né spostato di sede in via cautelativa, abbia inviato delle email alle pazienti invitandole a recarsi nello stesso centro per un colloquio informativo, con la proposta di effettuarlo lunedì prossimo. Un atto che ha creato un comprensibile stato di ansia e timore almeno in alcune delle pazienti.

Da quanto risulta, inoltre, l’Azienda sanitaria avrebbe preso una decisione che sembra un po’ anomala in tale contesto. Avrebbe cioè ristretto l’uso completo del software che serve per la gestione dei dati delle pazienti a soli tre componenti del centro Pma che sono tutti e tre tra gli indagati e stanno al vertice dell’equipe: il direttore del centro, la responsabile del laboratorio e la responsabile della qualità. Nessun altro, a parte loro, è autorizzato all’inserimento di dati. Ricordiamo che l’indagine riguarda anche presunte discrasie tra le prestazioni segnate nella banca dati e nelle cartelle cliniche e quelle realmente effettuate: dall’avvenuto impianto embrionale in due pazienti che in realtà non sarebbe mai stato effettuato, all’effettuazione di ecografie mai eseguite, passando per i mancati controlli degli ovociti post prelievo, fino all’induzione in errore di una paziente, convinta ad abortire dopo un impianto embrionale nascondendole il fatto che le sarebbe stato impiantato un embrione non suo. «Finalmente qualcuno si è fatto vivo...ma siamo rimasti basiti. Avevamo scritto all’indirizzo Pma, come da indicazioni dell’Ausl, ed ha risposto quello che era il “nostro” dottore. Lo stesso che ci risulta essere indagato, tanto che l’attività del Centro è adesso sospesa. Sinceramente siamo rimasti spiazzati, l’ennesimo schiaffo».

Anche ieri mattina diverse coppie si sono rivolte alla Nuova Ferrara per raccontare e in qualche modo tenere alta l’attenzione «su una vicenda a tratti irreale, una sorta di incubo. Ma è normale che dopo tutto questo quel medico risponda come se nulla fosse? Può l’Ausl dare spiegazioni?». Rabbia mista tristezza sono sentimenti comuni. «Ci siamo sottoposti a cure per anni – il racconto -, e dopo tre tentativi andati male ci siamo arresi, promettendo che in quel posto non ci avremmo più messo piede e così è stato. Adesso la mia compagna è incinta, ce l’abbiamo fatta, ed anche per questo vorremmo non lasciare sole le altre coppie, unendoci a loro in una causa collettiva. Anche noi abbiamo tanto da raccontare. Documenti alla mano, faremo denuncia perché sì, tutto vero. Siamo stati trattati come se non avessimo un’anima e un corpo». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA