Portomaggiore scende in piazza e parte la rabbia delle donne: «Indignate per quelle parole»
Manifestazione tra la nebbia dopo le parole del sedicente imam nel servizio televisivo di Rete4. Rivendicata la libertà femminile e i valori di integrazione
Portomaggiore È stata una manifestazione trasversale alle generazioni quella che ha preso forma, ieri sera, in piazza Umberto I a Portomaggiore, in risposta alle ignobili, inaccettabili esternazioni compiute, nei giorni scorsi, verso le donne da un sedicente imam. Alle 20.30 la piazza, cuore della vita portuense, avvolta da uno spesso manto di nebbia, era presidiata solo da carabinieri, da agenti della polizia locale e da volontari della protezione civile. Solo dopo le 21 hanno cominciato ad arrivare donne e uomini di tutte le età, in prevalenza portuensi, ma anche dai territori vicini, in segno di solidarietà, per condannare con fermezza le parole sprezzanti del pakistano che aveva bollato le donne libere come prostitute.
«Quell'uomo andrebbe allontanato subito dall'Italia – ha dichiarato Giovanna, una delle donne giunte in piazza – i miei genitori dalla Calabria sono migrati in Germania, hanno rispettato le regole di un altro Paese. Perché dobbiamo oggi assistere a fatti del genere, che dimostrano un totale disprezzo e mancanza di rispetto per le donne?».
Le ha fatto eco Teresa, per sottolineare che «se uno si comporta bene, lavora e paga le tasse, può restare. Chi non rispetta le donne e le leggi italiane, deve essere allentato. Io abito in una strada a fondo chiuso, via Olmo e quando gli stranieri si recano nel loro centro sociale, invadono la strada con auto in sosta selvaggia o stando a chiacchierare a lungo in mezzo alla strada stessa. Che rispetto è?».
Tra le donne che hanno sfidato la nebbia fitta, per scendere in piazza, c'è anche qualcuna che ha applicato al cappotto un cartello con il monito "Sono donna, lavoro e sono libera". Durante il sit in pacifico sono stati distribuiti volantini che recano un disegno stilizzato, sul quale campeggiano lo stemma di Portomaggiore su un lato ed il volto scuro di una donna, evocando il buio prodotto dalla privazione dei diritti. Alle 21.30 in coro i manifestanti, mostrando il volantino, hanno gridato lo slogan "Donne libere". Indignazione e rabbia sono i sentimenti che accomunano le donne che, in piazza Umberto I, ieri sera hanno voluto esprimere la loro ferma condanna alle parole del sedicente imam. Una di loro, unitasi alla manifestazione, con le due giovani figlie, una delle quali minorenne, ha dichiarato che «noi mamme abbiamo paura per le nostre figlie, perché è già successo che al rientro dalla piazza sono state seguite da stranieri, sino al cancello di casa, al punto da dover stare in videochiamata con il papà».
Non ha fatto mancare la sua presenza il sindaco Dario Bernardi, il quale ha assicurato che «sono venuto qui innanzitutto per ascoltare».
Un'altra delle donne in piazza ha rimarcato come le scuse del 70enne pakistano, subito denunciato dal sindaco per le sue affermazioni, non possano essere ritenute attendibili. «Quell'uomo vive a Portomaggiore da più di 10 anni – ha evidenziato Livia – e conosce la lingua italiana. Era consapevole».
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