Sgarbi e l’opera d’arte clonata, il procuratore chiede il processo
L’accusa riguarda il quadro di Rutilio Manetti “La cattura di San Pietro” che venne alterato nel Reggiano
Reggio Emilia Il capo della Procura di Reggio, Calogero Gaetano Paci, ha chiesto il rinvio a giudizio per il critico d’arte ed ex sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi. Lo ha chiesto dopo che il fascicolo d’indagine a carico di Sgarbi per il quadro di Rutilio Manetti, “La cattura di San Pietro”, che sarebbe stato alterato, è approdato a Reggio Emilia da Macerata.
Ieri si è svolta una nuova udienza preliminare del caso, davanti al giudice Luca Ramponi e al pubblico ministero Maria Rita Pantani. Entrando nel merito di quanto avvenuto in aula, la parte offesa del procedimento, ovvero Margherita Buzio, proprietaria del Castello di Buriasco (Torino) da cui si ritiene sia stata rubata l’opera, ha presentato istanza di dissequestro del quadro su cui il giudice si dovrà esprimere.
Quella di ieri è stata la prima udienza a Reggio Emilia. Sgarbi, che sta vivendo un periodo complicato per ragioni di salute, è stato informato e chi gli sta vicino lo definisce sereno anche di fronte a questa vicenda processuale che lo vede indagato.
Il caso aveva sollevato una vera e propria bufera sull’ex sottosegretario ai beni culturali. Gli atti riferiti al Manetti sono arrivati dalla Procura di Macerata, dal momento che il reato principale, secondo gli investigatori, sarebbe stato commesso proprio nel Reggiano. Si tratta dell’alterazione che il pittore Lino Frongia ha confessato agli investigatori e davanti alle telecamere di Report e al Fatto Quotidiano.
Il reato principale sarebbe quindi l’alterazione, che comporta il dolo, mentre sul furto non si sarebbe indagato perché il reato risulta prescritto. Il Manetti in questione, infatti, come detto, sarebbe stato rubato al Castello di Buriasco nel 2013.
L’inchiesta condotta dai carabinieri della Tutela del patrimonio culturale è arrivata fino a Reggio Emilia e, in particolare, a Correggio, dove ha sede la G-Lab, un’azienda che rappresenta un centro all’avanguardia dal punto di vista grafico. La G-Lab era considerata un punto di riferimento da Vittorio Sgarbi e aveva riprodotto più opere d’arte su commissione dell’ex sottosegretario. I due soci della correggese G-Lab, i fratelli Samuele e Cristiano De Pietri, sono stati ascoltati dai militari nell’ambito dell’indagine. I De Pietri hanno conosciuto Sgarbi tramite un amico comune e si era instaurata la collaborazione. Come scritto dai quotidiani del Gruppo Sae, nel novembre 2020, i fratelli De Pietri, dopo lo scoppio della pandemia, crearono una pellicola in grado di respingere i virus, tra cui il Covid 19. E la presentarono alla Camera dei deputati, con lo stesso Vittorio Sgarbi che ne elogiava le caratteristiche. Così come fece in un post su Facebook, dove, attraverso il proprio profilo social, il critico d’arte si chiedeva perché il Governo Conte non adottasse soluzioni come quella.
Frongia ha spiegato di aver inserito la fiammella, modificando così “La cattura di Cristo”: questa l’alterazione che ha indotto il trasferimento del fascicolo dal Maceratese al Reggiano.
