Migranti a Monticelli, il vescovo: «Accogliamoli con realismo e intelligenza»
Le parole di Perego: «Sono vittime e non carnefici»
Monticelli Un gruppo di dieci migranti dovrebbe arrivare nei prossimi giorni a Monticelli e da quando la notizia è stata resa nota dalla sindaca Lisa Duò, la piccola comunità ha espresso a gran voce, sostenuta anche dalla prima cittadina, la sua contrarietà, dettata da paure e perplessità. Sulla vicenda si è espresso Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente Fondazione Migrantes della Cei. «Sto seguendo con una certa preoccupazione le varie dichiarazioni successive all’annuncio dell’apertura di un Cas (Centro di accoglienza straordinaria) per richiedenti asilo a Monticelli, frazione di Mesola. Il Cas, che sarà gestito da una cooperativa veneta premiata anche dall’Unhcr per la capacità di inserire i richiedenti asilo nei percorsi lavorativi, inizierà ad avere 10 ospiti per arrivare a un massimo di 20, dichiara la Prefettura. Le preoccupazioni su una realtà nuova è legittima, ma trasformarle in paura e rifiuto credo che sia un gesto insensato».
Il percorso
Perego sottolinea come «le persone che vengono accolte in un Cas e che fanno richiesta d’asilo in Italia provengono da 100 Paesi del mondo e sono arrivati nel nostro Paese o via terra (la rotta balcanica) o via mare (il Mediterraneo). Sono persone che fuggono da insicurezza, dovuta a guerre, a disastri ambientali, da violenze e sfruttamento e da miseria. Sono soprattutto giovani. Sono vittime e non carnefici. Hanno paura e non generano paura. Sono vita e per questo un dono, una “benedizione”- per usare le parole di Papa Francesco e Papa Leone – per un territorio, come quello dell’area interna del basso ferrarese, di cui fa parte Mesola, che ha subito e che sta tuttora subendo gli effetti del calo e/o dell’invecchiamento della popolazione, e ciò perché in esse le deboli prospettive di sviluppo determinano una sempre maggiore difficoltà delle condizioni di vita dei cittadini che vi risiedono». Il vescovo ricorda come «a Mesola ogni 1000 abitanti ne nascono quattro e ne muoiono 16: a fronte di 29 nascite, lo scorso anno sono morte 107 persone. Gli immigrati sono in calo da dieci anni e sono 408, il 6, 4% della popolazione. In dieci anni i migranti a Mesola sono calati di 150 unità. La maggioranza dei migranti di Mesola sono europei il 60%, il 23% del Marocco e la media degli altri Paesi è del’1/1,5%. Senza l’arrivo di persone Mesola non ha futuro. Allora il problema è non lasciarle sole, ma accompagnarle e valorizzarle, attraverso le diverse realtà associative, la scuola, attraverso progetti Fami a cui il Comune di Mesola può accedere per la formazione scolastica: l’alfabetizzazione, la cura, lo sport e poi il lavoro, ma soprattutto il sentirli parte di una comunità sono gli elementi fondamentali per valorizzare una risorsa che è un dono».
L’appello
«Da Monticelli a Mesola ci sono 4 Km: non sono nel deserto da cui spesso provengono - va avanti -. Non è detto che questi giovani richiedenti asilo si fermeranno a Monticelli, perché molti lasciano i centri per continuare il viaggio in Europa. Sono certo che la risorsa culturale, religiosa, associativa, il mondo produttivo, soprattutto agricolo e vivaistico di Mesola, potranno trovare in loro una risorsa per il domani di questo territorio. Non lasciamoci guidare dalle ideologie, dagli stereotipi, ma avviciniamoci alle persone, a questi giovani che arrivano come un dono da altri Paesi con realismo, intelligenza e con amicizia, condividendo la nostra straordinaria esperienza di comunità (penso anche agli Uomini di Massenzatica), non lasciandoli soli e troveremo persone che ameranno la vostra comunità e forse la sceglieranno per costruire il loro futuro».
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