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Le trivelle si riaffacciano, nuovi permessi di ricerca in provincia di Ferrara

Francesco Dondi
Le trivelle si riaffacciano, nuovi permessi di ricerca in provincia di Ferrara

Il Ferrarese attira l’interesse delle società di idrocarburi

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Ferrara Zanza è quella porzione di territorio tra Copparo e Formignana su cui le grandi imprese cacciatrici di metano e idrocarburi hanno da tempo messo gli occhi. Nel 2016 arrivarono una serie di osservazioni preoccupate nel corso della Valutazione di impatto ambientale che poi venne archiviata. Comuni di Copparo e Tresignana scrissero decine di pagine di opposizione, i cittadini depositarono varie osservazioni, il Movimento 5 Stelle si inseriva in ogni pertugio per bloccare l’esplorazione alla pari del Coordinamento No Triv. Quando tutto si bloccò, si pensò ad un successo dal basso ma ora qualcosa torna a muoversi e se cambiano i richiedenti – stavolta tocca ad Aleanna Italia essere depositaria dell’istanza del permesso di ricerca – non cambiano le finalità.

Ma non c’è solo Zanza tra le novità che si possono trovare sul bollettino degli Idrocarburi e delle Georisorse, diffuso dal ministero dell’Ambiente il 31 ottobre. Lo sblocco delle ricerche, deliberato dal Governo italiano dopo la bocciatura del Tar del Lazio del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) del 2022 ha innescato un’accelerata delle grandi società di ricerca che hanno chiesto la riattivazione delle licenze esplorative sospese. Ecco allora tornare d’attualità i nomi che per anni avevano agitato i sonni dei No-Triv tra cui La Stefanina e San Patrizio, imponenti e ampi territori di ricerca nel Mezzano, tra Argenta e Comacchio. Ma anche l’Alto Ferrarese non è esente dai piani di ricerca come dimostra l’istanza della Exploenergy che cerca riscontri tra Cento, Bondeno, Pieve di Cento e Finale Emilia.

C’è anche chi ha già iniziato ad esplorare: è il caso della concessione Selva Malvezzi che arriva fino a Molinella, a ridosso dell’Argentano. Nei giorni scorsi è partita l’indagine geofisica del sottosuolo. La tecnica adottata e autorizzata consiste nello studio delle riflessioni di onde elastiche generate artificialmente in superficie da apparecchi vibranti montati su quattro autocarri tipo dumper, denominati “vibratori”. La riflessione delle onde elastiche è acquisita in superficie, tramite piccoli geofoni “wireless” impiantati nel terreno e collocati a distanza dai vibratori, in modo da coprire l’area di rilevamento.

Ma se per diverse realtà si torna a parlare di concessioni da anni apparse interessanti per le società private c’è anche qualcosa di completamente nuovo o quasi. Lo ricordate il permesso “La Risorta” che coinvolge la zona di Codigoro, Jolanda, Berra e Mesola per estendersi in territorio rodigino? Ebbene, anche lì nel 2013 furono varie le annotazioni negative a partire da quelle firmate dal Consorzio di Bonifica Delta del Po; ora la società Apennine Energy è convinta che qualcosa là sotto possa davvero esserci e assai recentemente ha chiesto di ricercare.

Un nuovo periodo di osservazioni si prospetta nel Ferrarese, tornato ad essere territorio assai appetibile se si pensa che quasi mille chilometri quadrati sottoterra potrebbero essere indagati, esplorati e coltivati. E sarà interessante capire se i sostenitori dell’agrivoltaico – altro tema molto caldo da quelle parti di provincia – vedranno di buon occhio le ricerche e magari le future trivelle in un’area che per decenni ha fondato la propria economia soltanto sull’agricoltura. 

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