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Bondeno, Patroncini: «A New York ho capito cos’è il bello della vita»

Mirco Peccenini
Bondeno, Patroncini: «A New York ho capito cos’è il bello della vita»

Il podista racconta la sua esperienza alla Maratona. Ora non può più a fare a meno di “volare” sulle scarpette

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Bondeno Coltivare una passione può significare, qualche volta, essere di ispirazione per tante altre persone che vorrebbero dedicarsi a una disciplina, ma spesso non sanno come partire. Perché non si tratta propriamente di una vita sportiva, ma piuttosto di una sfida per voler tornare ad avere cura di se stessi, anche quando impegni di lavoro e una vita frenetica ti portano altrove.

Paolo Patroncini, appena ritornato da un’avventura significativa alla Maratona di New York, può essere un esempio di tutto questo. Non è il primo bondenese ad avere corso per le vie di Brooklyn, Queensborough e Central Park. Anni fa, qualcuno corse la maratona per promuovere le attività di doposcuola del suo paese. Questa, però, è un’altra storia: un’avventura fatta di volontà e realizzazione personale.

«In tanti mi chiedono se corro sempre, ma in realtà corro quando possibile. Sono dirigente aziendale, ho una vita normale, ma molto impegnata – racconta lo stesso Patroncini – . Ad un certo punto ho deciso che era giunto il momento di rimettermi in forma: perché avevo passato i 50 anni e gli impegni lavorativi, la famiglia e la routine quotidiana mi avevano fatto trascurare l’attività fisica».

In questa fase, e siamo nel 2023, sono iniziate le prime corse, le prime fatiche. Con un problema: oltre ad una certa soglia non era possibile andare, almeno da soli. Qui avviene il primo fattore di cambiamento: un sms mandato a Manuele Mazza, del centro “Zenit, Professione Benessere”, che ha cercato di aiutare Patroncini nel suo obiettivo (ambizioso) già pianificato da tempo: «Da ingegnere, sono abituato a pianificare meticolosamente tutti i miei obiettivi: mi ero detto che avrei corso la Maratona di New York il 2 novembre 2025 e ho lavorato con questo obiettivo».

La collaborazione con Mazza è stata costante, prevedendo diete, esercizi, programmi personalizzati. L’obiettivo si è fatto via via più vicino, fino ad essere toccato con mano. L’esperienza di New York, poi, ha fatto il resto: «In questo ambiente c’è la gara vera e propria, riservata ai professionisti, e poi c’è la “competizione” rivolta a tutti gli altri. In una corsa senza limite di tempo, in cui si incontrano persone meravigliose, dove partecipa anche chi ha una disabilità o problemi di peso. La cosa veramente incredibile – aggiunge Patroncini – è che per tutti i 42 chilometri del tracciato la gente tifa per te. Tra chi partecipa c’è un clima di solidarietà e non ci sono avversari».

Lecito, arrivati a questo punto, chiedersi se l’esperienza dell’imprenditore cinquantenne di Bondeno possa essere di ispirazione per altri, dimostrando che con l’impegno e l’abnegazione si può arrivare ovunque.

«Secondo me, può essere possibile arrivare all’obiettivo. È una disciplina non costosa (basta un paio di scarpe da ginnastica). A me è sempre piaciuto stare all’aperto e, attraverso l’attività fisica, ho avuto vari benefici, perché libera la mente, allontana lo stress quotidiano. Bisogna solo pensare, piuttosto di stare sul divano al calduccio, che si può uscire a fare una corsa».

Arrivato a compimento questo obiettivo, naturalmente, la programmazione di Paolo guarda già oltre: «Quando uno stile di vita ti entra dentro – spiega – non puoi più farne a meno. Ci sono altre maratone da fare, altre esperienze simili, con magari l’obiettivo di migliorarsi nei tempi. Sempre rispettando il proprio corpo, la propria vita lavorativa».

Quando Patroncini si trova in viaggio per lavoro porta sempre con sé le fide scarpette da corsa. Perché il suo è diventato un modo di vivere, ma soprattutto può diventare l’esempio per tanti, che grazie all’attività fisica possono ritrovare motivazioni, fiducia e avere cura della propria salute.