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Ferrara, si spaccia per una prof e mette sul web un annuncio erotico

Daniele Oppo
Ferrara, si spaccia per una prof e mette sul web un annuncio erotico

Un 25enne è stato condannato per il reato di sostituzione di persona: aveva anche rubato le fotografie della donna dal suo profilo Facebook

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Ferrara Quattro mesi di reclusione, ma con pena sospesa, e condanna a pagare le spese processuali alla vittima, nonché il risarcimento del danno, con una provvisionale (una sorta di “anticipo”) stabilita in ben 6mila euro. Costa caro, a un ragazzo di 25 anni, l’essersi spacciato per una professoressa e l’aver pubblicato a suo nome un annuncio erotico sul portale “Bakeca Incontri”, addirittura intrattenendo conversazioni via email e via messaggi WhatsApp, con tanto di condivisioni di fotografie della donna, rubate dal suo profilo Facebook. Il giovane, che sembra essersi disinteressato del tutto del processo, è stato condannato dal giudice Giuseppe Palasciano per sostituzione di persona.

Il fatto è risalente all’agosto del 2021. L’imputato aveva cercato la professoressa con la scusa di farsi dare delle lezioni private. Probabilmente era solo una scusa per introdursi nella sua vita in modo subdolo. Nel frattempo, aveva attivato un annuncio sul sito Bakeca Incontri, un portale per annunci di carattere erotico: “Professoressa cerca ragazzi giovani preferibilmente studenti per divertimento”. A notarlo era stato un alunno reale della professoressa. Incuriosito, aveva avviato un contatto, prima via e-mail e poi passato ai messaggi di WhatsApp, con l’imputato che rispondeva spacciandosi per la donna e inviando le foto che aveva scaricato da Facebook. Lo studente ha così appreso che quell’annuncio riguardava una sua professoressa, ma probabilmente gli è venuto anche il dubbio che ci fosse qualcosa di poco chiaro sotto. Così ha preso coraggio e l’ha avvicinata dal vivo, spiegandole la situazione, facendole vedere l’annuncio e i messaggi. E dandole il numero di telefono dal quale riceveva i messaggi su WhatsApp. Un numero che la prof aveva in memoria: era quello del ragazzo che voleva prendere lezioni private. Così è partita la denuncia alla Polizia postale, che ha anche verificato che l’e-mail usata per l’annuncio era stata effettivamente aperta con i dati dell’imputato.

«Si è trattato di un fatto fortemente spiacevole per la nostra assistita, che avrebbe avuto conseguenze ancor più gravi se non fermato in tempo», è il commento dell’avvocata Rita Gavioli, che insieme al collega Bernardo Gentile ha assistito la professoressa, parte civile nel processo. 

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