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Rifiuti ormai a peso d’oro, a Ferrara sale la Tari: +13,8%

Andrea Mainardi
Rifiuti ormai a peso d’oro, a Ferrara sale la Tari: +13,8%

Nel 2025 in Italia solo a Reggio Emilia è cresciuta di più

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Ferrara Virtuosa sì, ma ancora decisamente cara. È questo il verdetto che emerge, per la provincia di Ferrara, quando si parla di tassa sui rifiuti (Tari). Il report 2025 di Cittadinanzattiva ha preso in considerazione la variazione della tassa dal 2024 al 2025 e per il territorio ferrarere son dolori. All’ombra del Castello Estense infatti si è realizzato il secondo maggior aumento a livello nazionale, con una Tari esplosa del +13,8% e che alle famiglie costa 341 euro all’anno.

L’incremento ha fatto ottenere a Ferrara il triste primato a livello regionale seguita da Rimini (328 euro) e Bologna (298 euro). L’aumento più marcato, tanto in regione quanto in Italia, si registra a Reggio Emilia con un +15,1% mentre solo a Ravenna (-4,7%) e Modena (-12,3%) il 2025 è stato più conveniente rispetto al 2024. E dire che secondo gli ultimi dati disponibili aggiornati al 2023 a Ferrara la raccolta differenziata resta un fiore all’occhiello con una percentuale in costante crescita e che ha raggiunto l’87,9%, molto superiore tanto al 77% di media regionale quanto al 66,6% di quella italiana. Le cause dovuto all’alto costo della Tari si possono anche ricercare probabilmente in un aumento della riduzione pro capite dei rifiuti urbani. Nella provincia di Ferrara vengono prodotti annualmente 652,1 kg di rifiuti per abitante (quarto maggiore in Emilia-Romagna), unico dato in salita in regione assieme a Forlì-Cesena e Reggio Emilia. A livello nazionale Cittaninanzattiva osserva come la spesa dei nuclei familiari per i rifiuti sia ancora molto condizionata sia da fattori territoriali che strutturali. Le criticità maggiori sono l’efficienza del servizio, la diffusione della tariffazione puntuale, le diverse capacità amministrative di enti e Comune e la trasparenza nei confronti dei cittadini. Nel pratico la spesa media per la gestione dei rifiuti urbani è pari a 340 euro all’anno, in aumento del 3,3% rispetto al 2024 (329 euro). Le tariffe crescono, in misura differente, in tutte le regioni, ad eccezione di Molise, Valle d’Aosta e Sardegna, e in ben 95 dei 110 capoluoghi di provincia. Dei dieci capoluoghi più costosi, sette appartengono a regioni meridionali, a conferma del persistente divario territoriale. In cima alla classifica si collocano Catania (602 euro), Pisa (557 euro), Genova (509 euro) e Napoli (496 euro).

In modo speculare, dei dieci capoluoghi che si posizionano come più economici, otto appartengono a regioni settentrionali. Tra i più economici, Cremona (196 euro), Udine e Trento (199 euro) registrano i costi più contenuti, in larga parte grazie alla presenza di sistemi di raccolta efficienti e di tariffazione puntuale. L’indagine ha preso come riferimento una famiglia composta da tre persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.

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