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Il caso

Morta per un’operazione sbagliata, l’ospedale Sant’Anna di Ferrara si oppone al risarcimento

Alessandra Mura
Morta per un’operazione sbagliata, l’ospedale Sant’Anna di Ferrara si oppone al risarcimento

Il decesso a 56 anni dopo atroci sofferenze. Dopo la condanna, l’Azienda sanitaria ha impugnato l’atto del giudice civile

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Ferrara A ottobre il Tribunale Civile di Ferrara aveva condannato l’ospedale Sant’Anna a risarcire il giornalista Mario Fornasari per la «morte anticipata» della moglie Elisabetta Marcigliano, deceduta all’età di 56 anni il 20 luglio del 2021. Una tragedia, come sostenuto nell’esposto presentato alla procura, dovuta a un errore compiuto nel corso di un intervento chirurgico per rimuovere un tumore all’utero. Ora l’Azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna di Ferrara ha deciso di impugnare la sentenza della giudice Monica Bighetti e di resistere in giudizio contro la decisione del Tribunale Civile.

Nella sua denuncia Fornasari – che da anni si batte per ottenere giustizia per la sua Elisabetta e a modificare il consenso informato ai pazienti – sostiene che le possibilità di sopravvivenza della donna erano state fortemente compromesse da un intervento di isterectomia praticato con la tecnica della morcellazione, ovvero la riduzione di un tessuto solido in parti più piccole, per poterlo poi estrarre più facilmente. Ma, secondo l’esposto, i medici avrebbero imprudentemente sottovalutato il sospetto della presenza del tumore, procedendo con una tecnica «incongrua e causativa della disseminazione delle cellule tumorali con rapida progressione dello stato del sarcoma uterino che, se correttamente asportato, sarebbe stato confinato all’utero e quindi a uno stadio». Considerazioni che il Tribunale Civile di Ferrara nella sua sentenza aveva in buona parte accolto scrivendo che «la natura non determinata della neoformazione e quindi il rischio che la stessa potesse essere di natura tumorale, imponeva una tecnica di asportazione classica “en bloc” per via addominale e non laparoscopica». Se non fosse stata praticata la morcellazione ma l’operazione corretta, aveva osservato il Tribunale, le possibilità di sopravvivenza della donna sarebbero state superiori al 75% a cinque anni, dal momento che il sarcoma si trovava al primo stadio, «mentre, a seguito delle incongruità comportamentali dei medici si sono concretizzate nello zero per cento a 5 anni». Conclusioni che avevano portato il giudice a condannare in sede civile l’Azienda ospedaliera a risarcire il vedovo. Decisione che la controparte contesta presentando ricorso.

Prosegue intanto anche l’inchiesta penale dopo due richieste di archiviazione da parte della procura seguite da altrettante opposizioni e infine dalla decisione del gip Migliorelli di ordinare alla procura di iscrivere tre medici nel registro degli indagati per omicidio colposo.

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