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Il caso all'ospedale del Delta

Lagosanto, inchiesta sugli embrioni:  punita la dottoressa che segnalò le anomalie

Daniele Oppo
Lagosanto, inchiesta sugli embrioni:  punita la dottoressa che segnalò le anomalie

Aveva eseguito un’inchiesta interna su 50 pazienti del centro di Procreazione medicalmente assistita, ora l'Ausl la vuole trasferire

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Lagosanto Ha segnalato le anomalie che hanno portato all’indagine sugli embrioni da parte della Procura di Ferrara e alla sospensione precauzionale dell’attività del centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale del Delta. E come premio riceve dall’Ausl una proposta di trasferimento che ha più il forte retrogusto di una punizione.

Al centro Pma di Lagosanto succede anche questo, in una lunga sequenza di eventi che risale già al 2024 tra denunce, provvedimenti disciplinari, personale in fuga e, appunto, l’indagine per ipotesi di false attestazioni cliniche per esami e controlli non eseguiti sulla fecondazione degli ovuli, impianti di embrioni mai eseguiti, un procurato aborto ad una paziente alla quale sarebbe stato impiantato un embrione di un’altra donna e che sarebbe poi stata ingannata per ottenere il consenso all’interruzione di gravidanza.

Per avere un quadro della situazione, bisogna prima fare un salto indietro. Gennaio 2025. Mentre il primario della Pma e l’allora responsabile di laboratorio sono sospesi dal servizio a seguito di un procedimento disciplinare per mobbing, alcune ostetriche segnalano all’Ausl alcune incongruenze nelle cartelle cliniche relative a 50 pazienti. Hanno una prescrizione del centro per la terapia farmacologica, ma nessuna sembrava aver più seguito il percorso a Lagosanto. Viene allora chiesto alla direzione sanitaria dell’ospedale una verifica interna, delegata a una dottoressa della Pma. La dottoressa guarda le cartelle, quelle di carta e quelle elettroniche, contatta le pazienti. Scopre un sacco di anomalie, tra le quali quella dell’embrione scambiato e del successivo aborto.

La segnalazione ritorna in alto. Ma niente si muove. La dottoressa allora fa due cose: scrive al Centro nazionale trapianti e va dalla Guardia di finanza e fa un esposto. E mentre i finanzieri iniziano a mettersi in moto, il Centro nazionale trapianti manda i suoi ispettori a Lagosanto. La loro relazione è tra gli atti a base dell’indagine.

Novembre 2025. La Guardia di finanza entra nel centro Pma, perquisisce e sequestra computer, telefonini, hard disk e cartelle (lunedì verrà conferito l’incarico per eseguire una consulenza informatica sul loro contenuto, ndr). Sono indagati il primario, l’ex responsabile di laboratorio oggi distaccato in un altro ospedale fuori regione, il suo successore, la responsabile della qualità e due biologi. Ma mentre l’attività del centro è stata sospesa in via precauzionale, i principali indagati sono sempre al loro posto, non vengono sospesi né spostati. Anzi, dal giorno dopo le perquisizioni diventano gli unici a poter accedere e operare nella banca dati FertiLab usata per registrare le informazioni sugli embrioni e sulle pazienti. La dottoressa che ha segnalato le presunte anomalie viene invece esclusa da tutto, compreso l’accesso al database. Non solo: si ritrova dopo pochi giorni a dover fare i conti con una proposta di “confino”: l’Ausl la invita ad andare via dalla Pma di Lagosanto, proponendole altre sedi in cui lavorare. Questioni di incompatibilità con i vertici della Pma, pare di capire.

Ancora un piccolo passo indietro per completare il quadro. Una proposta del genere la dottoressa l’aveva già ricevuta tra marzo e aprile di quest’anno, in coincidenza con il ritorno del primario in servizio dopo i tre mesi di sospensione. Una sospensione nata nel 2024 dalla denuncia della stessa dottoressa per via dei comportamenti inappropriati dell’allora responsabile di laboratorio (sospeso per ben 6 mesi) e del primario. La proposta allora non si era poi concretizzata in nessun ordine di servizio.

Questa volta si vedrà. Il sindacato è stato avvisato e i contatti con l’azienda sono in corso. Ma aleggia un interrogativo: perché sembra che l’Ausl voglia spostare chi denuncia? 

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