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Unità di Strada Caritas Ferrara, in un anno aiutati 52 senzatetto: il bilancio

Daniele Oppo
Unità di Strada Caritas Ferrara, in un anno aiutati 52 senzatetto: il bilancio

Il bilancio di un anno, con il 42% delle persone incontrate che sono di cittadinanza italiana. La proposta dei referenti: «Attivare la residenza fittizia»

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Ferrara Cosa sono 52 persone di fronte a 130mila abitanti? Se parliamo di numeri, sono lo 0,04% della popolazione di Ferrara. Se fossero i voti collezionati da un partito in un’elezione, sarebbero l’emblema di un fallimento. Ma siccome parliamo di esseri umani, e nello specifico di esseri umani in difficoltà, che vivono in strada senza niente e con tanti problemi alle spalle, 52 persone sono la rappresentazione numerica di una società del benessere che non funziona per tutti allo stesso modo. Non sono invisibili, perché si vedono benissimo. Sono ignorati, forse. Tranne da chi decide che vanno aiutati, per quel che si riesce. A farlo in città sono alcune realtà e, da quasi un anno, l’Unità di Strada della Caritas che oggi traccia un bilancio.

«Da quando siamo partiti con i giri serali abbiamo incontrato 52 persone – racconta Silvia Imbesi, una delle referenti dell’Unità di Strada – di queste, il 42% sono italiani, il 25% stranieri Ue, il 33% stranieri extra Ue. Siamo riusciti a convincere a farsi seguire da noi il 50%, 26 persone: il 90% erano senzatetto, il 50% aveva problemi di alcolismo, il 37% di tossicodipendenza, il 42% aveva problemi di salute importanti, il 65% aveva precedenti penali, l’81% era disoccupato, il 46% era senza documenti».

Dopo l’incontro con l’Unità di Strada il 50% di queste persone ha intrapreso cure contro l’alcolismo, il 23% ha provato a uscire dalla tossicodipendenza, il 77% si è sottoposto a terapie, il 23% è stato aiutato ad ottenere assistenza legale, il 31% è stato aiutato nella ricerca di un lavoro, il 46% a trovare un tetto, il 79% ha iniziato a frequentare i servizi Caritas e l’85% è stato accompagnato nella risoluzione di questioni burocratico amministrative.

Michele Luciani, operatore e vicedirettore della Caritas di Ferrara, parla anche del servizio guardaroba sociale. «Da aprile, cioè da quando il guardaroba è attivo al Centro diurno di via Arginone, abbiamo avuto 179 accessi». Al servizio accedono persone con diverse problematiche: da chi non ha niente a chi invece una casa la avrebbe ma vive sotto la soglia di povertà. «Indicativamente – spiega Luciani – i senzatetto e senza dimora sono la metà di questi 179 accessi, oltre il 60% sono stranieri extra Ue, nordafricani o provenienti dall’Africa subsahariana e sono quasi tutti uomini, anche se la percentuale delle donne che vivono in strada sta aumentando, sta diventando un’emergenza, a causa dell’impoverimento generale e soprattutto per la mancata disponibilità di alloggi. C’è bisogno certamente di nuovi dormitori ma anche di alloggi in affitto più facilmente accessibili. Questi numeri – prosegue Luciani – , raccontano di un mancato collegamento tra il fenomeno migratorio e il mercato del lavoro, a cui queste persone non riescono ad accedere».

C’è un problema anche di accesso ai servizi basilari. «Creiamo un tavolo di confronto per facilitare l’ottenimento della residenza fittizia che permetta l’iscrizione all’anagrafe di persone che sono per strada – propongono Luciani e Imbesi –. È fondamentale per poter poi avere accesso ai documenti, al mondo del lavoro, è il passaggio obbligatorio per la presa in carico da parte dei servizi socio sanitari e amministrativi».

Domani intanto ci sarà uno stand al Markettino all’ex Teatro Verdi dalle 10 alle 19: in vendita abiti, scarpe e accessori da donna per una raccolta fondi per i senzatetto.

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