Finti vaccini a Ferrara, la dottoressa: «Era un contesto sociale particolare»
Chiara Compagno: «Ringrazio i pazienti per la fiducia, vicenda dolorosa»
Ferrara Chiara Compagno, la dottoressa che ha patteggiato 2 anni per il caso delle false vaccinazioni, spiega la sua posizione. «Ho scelto la strada del patteggiamento, anche su consiglio dei miei legali, con l’obiettivo di chiudere nel più breve tempo possibile una vicenda dolorosa e complessa, che mi ha coinvolta profondamente sul piano umano e professionale – scrive la dottoressa tramite i suoi legali, Marco Linguerri e Carlo Taormina – Sono stati anni difficili, maturati in un contesto sociale e sanitario straordinario, segnato da paure diffuse, tensioni profonde e fratture che tutti ricordiamo».
È il contesto sociale di allora su cui il medico si concentra: «Oggi non celebro una vittoria sul piano giudiziario, ma accolgo con rispetto il fatto che il Tribunale, nel definire questa vicenda, abbia riconosciuto il particolare contesto in cui i fatti si sono svolti e abbia valutato la mia condotta alla luce di tale quadro, a conferma della mia buona fede e della mia assoluta correttezza professionale. Questo mi consente di guardare avanti con cauto ottimismo per il lavoro con il quale la comunità scientifica internazionale, il Governo e la magistratura stanno portando alla luce e riconoscendo la complessità del periodo e le drammaticità degli affetti delle vaccinazioni obbligatorie da Covid 19. Infatti, al di là degli aspetti tecnici e giudiziari questa è una storia di persone. Persone che hanno vissuto l’incertezza come un rischio concreto per il lavoro, la stabilità economica e la serenità familiare. In quel clima, la pressione collettiva è stata altissima e scelte, parole e comportamenti sono stati spesso giudicati senza il tempo e lo spazio necessari a comprenderne davvero la complessità».
Un passaggio, la dottoressa Compagno lo fa anche sul fronte mediatico: «Come accade talvolta nei procedimenti ad alto impatto mediatico, la ricostruzione pubblica avrebbe meritato maggiore accuratezza, prudenza e soprattutto i necessari distinguo. Non intendo alimentare ulteriori contrapposizioni. Desidero invece ribadire l’importanza del rigore informativo come presidio essenziale di equilibrio, contro letture distorte, generalizzazioni e semplificazioni che, inevitabilmente, ricadono sulle persone e sulle famiglie coinvolte e sulle comunità in cui vivono e lavorano. All’opportunità di un’esposizione mediatica ho preferito la discrezione e la dedizione al lavoro. Ringrazio i miei numerosi pazienti per la rinnovata fiducia quotidiana e la vicinanza dimostrate. A loro ho dedicato e continuo a dedicare il mio impegno professionale esclusivamente orientato alla tutela della salute e alla cura delle persone, con serietà, rispetto e senso di responsabilità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA