Caporalato per eradicare l’aviaria a Codigoro. Il pm: «Condannateli tutti»
Chieste maxi multe e pene da 2 anni e 10 mesi a 4 anni di reclusione. Il processo per la maxi bonifica dello stabilimento Eurovo avvenuta a fine 2017
Codigoro «Cosa ci vuole per togliersi le bende, per uscire dalla torre d’avorio? Sostanzialmente, il morto. E allora parte la grancassa per un po’. E senza morti, questa eradicazione dell’aviaria era perfetta. Era stata, sotto il profilo economico, gestionale e amministrativo, precisa e puntuale». I morti furono i due operai in due incidenti stradali avvenuti uno a Ferrara Sud e l’altro nel Mantovano: viaggiavano su furgoni diretti a o che tornavano dallo stabilimento Eurovo. Il pubblico ministero Andrea Maggioni non ha nascosto le difficoltà e le mancanze iniziali – investigative come culturali, anche proprie – dietro il più grande processo ferrarese per caporalato, legato alla bonifica dello stabilimento di Codigoro avvenuta tra ottobre e dicembre del 2017, dopo che era stato scoperto un focolaio di influenza aviaria: 750mila galline abbattute e tutto da ripulire.
Per cinque dei sei imputati, la procura ha chiesto la condanna. Si parte dai 2 anni e 10 mesi e 186mila euro d multa chiesti per Elisabetta Zani, al tempo presidente della Cooperativa del Bidente di Forlì, che aveva (e ha) una convenzione con la Regione per le bonifiche. Era accusata di tentata truffa all’Ausl (da 1,8 milioni di euro oltre che di intermediazione illecita di manodopera (il subappalto di manodopera è stato considerato prescritto). La multa chiesta dal pm è derivata dall’applicazione di 500 euro per ogni lavoratore che si assume sia stato sfruttato. Per l’allora braccio operativo e oggi presidente Ido Bezzi il pm ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione e 186mila euro, per lo sfruttamento dell’intermediazione illecita di manodopera.
Quattro anni di reclusione sono stati chiesti anche per quelli che sono considerati i veri e propri caporali che hanno procacciato i lavoratori da sfruttare: Abderrahim El Absy della cooperativa Work Alliance di Cesena, Ahmed El Alami della Agritalia di Verona (già condannato a Verona come caporale di cinque lavoratori all’Eurovo) e Lahcen Fanane della Veneto Service di San Bonifacio (Verona). Per loro chieste multe rispettivamente per 78mila e 500 euro mila; 50mila e 500 euro di multa e 42mila euro.
Queste cooperative, definite “spurie”, avevano recuperato in totale 372 lavoratori, che per la procura – ma come emerso anche da oltre 20 testimonianze – non avevano avuto alcuna formazione e informazione sui rischi, e avevano operato in condizioni disastrose, in molti casi non pagati pur a fronte di compensi pattuiti, almeno a voce, di 6-7 euro all’ora, lasciati al freddo ad aspettare il pullmino tra un turno e l’altro, e fatti mangiare all’aperto dopo il lavoro, non si sa in quali condizioni igieniche. Non è mancata una stoccata all’Asl: «Avrebbe potuto fare qualcosa in più in termini di controllo dei esecuzione dell'appalto». Chiesta l’assoluzione per Gimmi Ravaglia, ex vicepresidente della Bidente, risultato estraneo ai fatti.
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