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Medicina, bocciature di massa: altro test a Ferrara

Nicolas Stochino
Medicina, bocciature di massa: altro test a Ferrara

In Fiera oltre 1.130 studenti di Unife per il secondo appello: «Diciotto crediti in due mesi di lezioni: un’impresa impossibile»

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Ferrara Oggi è il giorno del secondo appello del semestre aperto di Medicina, la grande novità introdotta quest’anno dal ministero dell’Istruzione che ha abolito il tradizionale test d’ingresso. Una riforma, quella per il superamento del numero chiuso alla facoltà di Medicina, il cui sogno era nato proprio tra i muri dell’Università di Ferrara con un’idea dell’ex rettore Giorgio Zauli e sui cui il ministro Anna Maria Bernini aveva lavorato sin dai primi giorni di insediamento. «Il coronamento di una visione lungimirante – scriveva in una nota il sindaco Alan Fabbri al momento dell’annuncio della nuova modalità – avviata a Ferrara già nel 2018, con uno scambio di vedute addirittura precedente». Un cambiamento radicale che ha attirato numeri importanti: sono 64.825 gli iscritti complessivi negli atenei italiani, di cui oltre 1.130 nella sede ferrarese.

Al posto del test selettivo di settembre, gli studenti hanno affrontato un semestre accademico, iniziato il 1º settembre e concluso il 31 ottobre, articolato su tre insegnamenti: Chimica e propedeutica biochimica, Biologia e Fisica, ognuno da 6 crediti per un totale di 18. Al termine del semestre aperto, ciascuno studente dovrà affrontare gli esami di profitto sui tre insegnamenti. Le prove saranno uguali a livello nazionale e si svolgeranno in contemporanea, nello stesso giorno. Il primo appello si è svolto il 20 novembre mentre il secondo – e ultimo tentativo – è in programma oggi.

Le prove prevedono 31 quesiti per ciascuna materia, tra domande a risposta multipla e a completamento, da completare in 45 minuti per ciascuna disciplina. Una formula nuova che, però, non ha mancato di sollevare perplessità e tensioni, soprattutto tra i neodiplomati catapultati in ritmi universitari serratissimi. «Per la prova di oggi, siccome ho già passato Chimica, mi sono concentrata su Biologia e Fisica – racconta Valentina –. È stato tutto molto stressante: in due mesi abbiamo dovuto preparare tre esami universitari da dare in un unico giorno, con programmi ampi e specifici, affrontati in meno tempo rispetto agli anni precedenti». Proprio la complessità dei contenuti e l’organizzazione didattica hanno generato un malcontento diffuso: «Le lezioni non seguivano sempre i syllabus, e questo ha spinto diversi studenti a smettere di frequentare in presenza».

Tra questi anche Luca: «Ho smesso di frequentare le lezioni in presenza dopo le prime due settimane, perché mi sono accorto che anche i professori non sapevano bene quali argomenti sarebbero stati tema dei test. Per mia fortuna ho solide basi scientifiche che mi porto dietro dal liceo, per cui ho seguito da casa. Nonostante abbia passato Fisica, ho deciso di rifiutare il voto e ritentare tutte e tre le materie. È stato tutto mentalmente molto tosto, in particolare i 20 giorni di preparazione tra la fine delle lezioni e il primo test. Sono molto affranto perché ho dedicato gli ultimi tre mesi della mia vita, tralasciando altri aspetti anche umani e sociali, e a oggi non so se è stato uno sforzo vano o no. Un ulteriore aspetto negativo è stata la poca collaborazione tra gli studenti: sin da subito si è respirata un’aria di competizione non sana».

A pesare anche quanto accaduto durante il primo appello in alcune sedi italiane, dove sono stati segnalati casi di utilizzo improprio degli smartphone durante le prove, alimentando dubbi sulla regolarità dell’esame e sull’equità del nuovo sistema. «I problemi più grossi derivano dalle tempistiche – espone Tommaso –. Assorbire 18 cfu in 2 mesi di lezione, per quanto i professori siano sempre stati molto disponibili, non è una cosa facile. A settembre le lezioni erano divise in quattro ore la mattina e altrettante nel pomeriggio, sempre in presenza, mentre a ottobre le ore pomeridiane sono state offerte solo in dad». Sul risultato finale si dice poco fiducioso: «Secondo me si aprono due scenari. O abbassano il livello delle domande di oggi perché si accorgono della difficoltà o dopo il test cambiano il sistema di impostazione della graduatoria». 

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