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Omicidio al Big Town di Ferrara, processo alle battute finali

Daniele Oppo
Omicidio al Big Town di Ferrara, processo alle battute finali

Sentiti gli ultimi periti, nessun vizio di mente per gli imputati: «Ma stato di grave turbamento»

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Ferrara Non ha offerto novità rilevanti rispetto a quanto già emerso, l’udienza di ieri mattina del processo “Big Town”, quello per l’omicidio di Davide Buzzi, avvenuto nella notte del 1º settembre del 2023. I periti Renato Ariatti (psichiatra) e Marco Samory (psicologo) hanno confermato quanto scritto nella loro relazione: Mauro e Giuseppe Di Gaetano, il barista e suo padre, accusati dell’omicidio (e del tentato omicidio di Lorenzo Piccinini, che aveva effettuato il blitz violento nel bar con Buzzi) non erano incapaci di intendere e di volere al momento dell’azione.

Secondo i periti i due hanno agito – e reagito – in uno stato di «grave turbamento», in cui emozioni come ansia, paura e probabilmente anche rabbia si sono susseguite in un’escalation fino ad avere il sopravvento. Ma questi comportamenti, che il codice chiama «stati emotivi e o passionali», seppure abnormi rispetto alla storia delle persone, non sono indice di una patologia psichiatrica, sia pure di tipo temporaneo, in assenza di altri elementi, di patologie pregresse che magari affiorano in situazioni di crisi. Una frase in particolare, pronunciata dal professore Ariatti, sembra spiegare bene il discrimine: «L'eclissi momentanea della ragione riguarda tutti», ovvero tutti, in determinate condizioni oggettive e soggettive, possiamo perdere il controllo, senza che questo significhi che vi sia una patologia sottostante e che si trasformi, per quel che interessa in un processo penale, in una situazione di incapacità di intendere e di volere, tale da escludere la responsabilità di chi agisce.

Così anche l’overkilling, ovvero i numerosissimi colpi inferti a Buzzi da Mauro Di Gaetano con un lucchetto, anche quando ormai era palesemente sopraffatto, non è indice di patologia. È la rabbia che prende il sopravvento, uno stato emotivo spinto all’estremo, ma sempre fisiologico. Le difese – avvocato Michele Ciaccia per Mauro e avvocati Stefano Scafidi e Giulia Zerpelloni per Giuseppe Di Gaetano – hanno provato a far entrare nel fascicolo del dibattimento anche le osservazioni scritte dal loro consulente (lo psichiatra Luciano Finotti) alla perizia, ma l’assise ha respinto tale richiesta. L’avvocato Scafidi ha fatto mettere a verbale che ritiene che tale atto sia affetto da nullità per violazione del diritto di difesa.

In ogni caso la perizia, seppure “negativa” per gli imputati, sembra lasciare aperta una strada, che è poi quella principale, ovvero quella della legittima difesa, azionata proprio dallo stato di «grave turbamento» indotto dall’aggressione di Buzzi e dalle minacce precedenti. Per i periti, giustamente, questa è materia che dovrà entrare nella valutazione della corte d’assise. Ovviamente vi sono da aggiungere anche le considerazioni sulla proporzionalità della risposta. Materia per i giudici, insomma. Nell’udienza di ieri, il secondo perito, quello informatico (Claudio Cesaro), ha confermato poi un sospetto che era sorto nel corso delle precedenti udienze: Mauro Di Gaetano aveva scaricato dalla telecamera tramite il proprio telefono e inviato alla moglie il video di ciò che era accaduto al bar mentre era già con i carabinieri e presumibilmente anche mentre era in caserma. Istruttoria finita, la discussione inizierà il 21 gennaio con la requisitoria dalla pm Barbara Cavallo

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