La Nuova Ferrara

Ferrara

Il caso

Traffico di oro Ferrara-Svizzera: «Il processo si faccia a Varese»

Daniele Oppo
Traffico di oro Ferrara-Svizzera: «Il processo si faccia a Varese»

In 14 accusati di associazione a delinquere, a marzo la decisione

2 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Scioglierà la riserva a marzo, il giudice dell’udienza preliminare Andrea Migliorelli, in merito alla competenza territoriale del tribunale di Ferrara a decidere sul procedimento per una presunta associazione a delinquere a carattere internazionale finalizzata commercio illecito e al riciclaggio di metalli preziosi che avrebbe fruttato oltre 26 milioni di euro in contanti.

L’associazione, secondo la ricostruzione degli investigatori della Guardia di finanza coordinati dal pm Andrea Maggioni, avrebbe avuto come vertice un notissimo professionista del settore, Andrea Zironi (assistito dall’avvocato Dario Bolognesi) – anni fa il suo volto appariva in tante pubblicità online o sui manifesti fisici – che avrebbe raccolto insieme a diversi complici oltre 560 kg di oro e altri 65 di argento senza documenti di tracciabilità, per esportarli illegalmente in Svizzera, dove i metalli venivano fusi e pagati in contanti. Soldi che poi rientravano in Italia.

Degli originari indagati, davanti al giudice sono rimasti 14 imputati (venerdì una posizione è stata stralciata perché non era stato effettuato l’interrogatorio richiesto dall’indagato). Altri otto soggetti coinvolti nelle indagine avevano già fatto istanza di patteggiamento, accolta dall’autorità giudiziaria, con parziale risarcimento del danno da destinare enti benefici. Tre altri stralci sono avvenuti in corso d’opera. Le difese hanno ribadito un’eccezione di competenza territoriale già avanzata in sede di indagini preliminari (in fase cautelare), chiedendo che l’intero fascicolo venga mandato a Varese, nel cui territorio provinciale sarebbe materialmente avvenuto l’ipotizzato riciclaggio. Eccezione alla quale il pubblico ministero si è opposto più volte, mantenendo salda la sua posizione anche venerdì.

Secondo gli inquirenti, l’associazione si avvaleva di alcune società “satellite”, attive del settore del commercio dell’oro e dei preziosi, ma non iscritte negli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi (gli elenchi Oam), che avrebbero in più occasioni fornito i metalli di dubbia provenienza – comunque non tracciata – da trasformare in denaro liquido. Per fare questa operazione Zironi o persone a lui vicine avrebbero effettuato dei viaggi verso il confine svizzero, dove un’incaricato avrebbe preso i metalli, li avrebbe consegnati a società specializzare di diritto di svizzero che li avrebbero fusi e pagati con denaro poi consegnato a Zirono, che nel frattempo attendeva al confine.

Durante le indagini la Gdf aveva sequestrato oggetti preziosi dal valore stimato di oltre 220mila euro, trovati nascosti all’interno di un pozzetto interrato nel giardino di casa dell’imprenditore ferrarese, mentre al valico con la Svizzera erano stati sequestrati 100mila euro trovati all’interno di un’automobile. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA