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“Aiutiamoli a vivere” di Argenta torna in Bielorussia: fermo in aeroporto poi la missione umanitaria

Giorgio Carnaroli
“Aiutiamoli a vivere” di Argenta torna in Bielorussia: fermo in aeroporto poi la missione umanitaria

Dopo l’interrogatorio e le scuse del ministro, la delegazione della Fondazione ha distribuito gli aiuti a scuole, istituiti e internati. Visita all’Ambasciata italiana e incontro con il Governo

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Argenta Giallo durante la missione umanitaria che la Fondazione Aiutiamoli a Vivere ha effettuato nei giorni scorsi in Biellorussia. Una missione con incontri istituzionali e consegna diretta degli aiuti di grande rilevanza umanitaria molto attesa e fortemente voluta, che segna la ripresa della presenza diretta della Fondazione nel Paese dopo cinque anni di assenza dovuti alla pandemia prima, e dall’embargo conseguente al conflitto poi.

Il fermo e l’interrogatorio

Come detto, una missione che ha riservato una spiacevole sorpresa alla delegazione guidata dal presidente Fabrizio Pacifici e di cui ne facevano parte gli argentani Lino Dalmonte (vicepresidente) e i consiglieri Paolo Bottoni e Vittorio Pagani. Decollati l’11 dicembre da Bergamo, sono atterrati a Vilnius e hanno proseguito via terra verso Minsk. «Per l’increscioso momento a noi successo al valico di frontiera tra Lituania e Bielorussia di Kammenylog – si legge in una nota - abbiamo ricevuto dal ministro le più profonde scuse. Al controllo passaporti e bagaglio, dopo avere a lungo sfogliato i nostri passaporti, scrutato lungamente il nostro volto, chiesto in più lingue la motivazione del nostro viaggio in Bielorussia e chiesto dove avremmo soggiornato, ci hanno sbattuto in un angolo e ritirato i passaporti. Dopo una mezz’ora, un poliziotto delle guardie di frontiera ci ha scortato in un ufficio, dove due solerti ufficiali del Kgb bielorusso ci hanno sottoposto singolarmente per 4 ore a un duplice interrogatorio. Oltre a una serie di domande strampalate ci è stato chiesto di consegnare i nostri cellulari che sono stati scannerizzati. Tutto questo è accaduto perché sui nostri passaporti hanno trovato i timbri delle nostre 21 missioni umanitarie svolte in Ucraina dallo scoppio della guerra. Ci siamo sentiti… lestofanti partiti dall’Italia in missione umanitaria».

Missione umanitaria

Tornando alla missione, «particolarmente rilevante – fanno sapere Dal Monte e Bottoni - è stato l’incontro con il Dipartimento degli aiuti umanitari del Governo Bielorusso che, oltre ad aver inviato un messaggio di ringraziamento letto durante il Convegno nazionale di Ranica, aveva richiesto il ritorno della Fondazione in presenza in Belarus». Non meno significativa la visita in Ambasciata italiana a Minsk, durante la quale la Fondazione ha potuto illustrare il lavoro svolto negli ultimi anni. In entrambi gli incontri è stata raccontata l’accoglienza in Italia di minori bielorussi affetti da fibrosi cistica, il sostegno garantito attraverso il Progetto spese personalizzate online e la continuità degli invii di aiuti umanitari, anche negli anni in cui non è stato possibile essere presenti fisicamente nel Paese. «Gli incontri – proseguono Dal Monte e Bottoni - hanno inoltre rappresentato un momento di confronto concreto sulle progettualità future, con l’obiettivo di consolidare i rapporti bilaterali e continuare a sostenere i più piccoli e i più fragili attraverso le attività della Fondazione in Bielorussia». Intenso il viaggio per distribuire personalmente parte del carico inviato con l’ultimo "Tir della Speranza”. Il materiale è stato smistato e portato direttamente nelle strutture permettendo di poter tornare ad avere un contatto diretto con le realtà locali. 

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