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Scopre la malattia perché è in vacanza a Lagosanto, la storia di Mauro Folli

Katia Romagnoli
Scopre la malattia perché è in vacanza a Lagosanto, la storia di Mauro Folli

L’ex ispettore di Polizia – con origini ferraresi – era arrivato per trascorrere qualche settimana nella casa dei genitori. Poi il ricovero d’urgenza in ospedale e la scoperta di un tumore

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Lagosanto Dal Basso Ferrarese arriva una storia nata per caso, in estate, durante una vacanza e che oggi è diventata una testimonianza forte di buona sanità pubblica. È la storia di Mauro Folli, ex ispettore della Polizia di Stato, in pensione dal 2018, torinese con origini per metà laghesi e per metà codigoresi. Un uomo abituato a viaggiare tanto, appassionato di moto e di avventure on the road, in sella alla sua Benelli Trk 702. I protagonisti di questa storia, oltre all'ex poliziotto, amante del mare e della vita all'aria aperta, sono i medici, gli infermieri ed il personale di due ospedali, quello di Valle Oppio a Lagosanto e quello ferrarese di Cona, operatori che hanno saputo fare dell'attenzione, dell'ascolto e della caparbietà la loro cifra umana e professionale.

La storia

Mauro Folli arriva a Lagosanto la scorsa estate per trascorrere qualche settimana di vacanza con la moglie Elisa, nella casa in cui avevano vissuto i genitori. Una vacanza che avrebbe dovuto rappresentare solo un periodo di relax, un ritorno alle origini, ma che da subito presenta degli imprevisti. Nei mesi precedenti, Folli era stato costretto a rivolgersi all'ospedale di Moncalieri per forti disturbi addominali, ma era stato ben presto dimesso senza prescrizioni. «I medici mi riferivano che si trattava solo di aria nell’intestino - spiega l'ex poliziotto -, ma nel frattempo il mio medico mi aveva prescritto una colonscopia. L'appuntamento era fissato ad ottobre, dopo sette mesi, perché quella era la disponibilità». Folli era rientrato il 12 marzo 2025 da un viaggio in moto in Sud America durato nove mesi, gli ultimi tre dei quali in Uruguay. Un’avventura lunga, intensa, che inizialmente aveva orientato i sanitari dell'ospedale del Delta - a cui era approdato la scorsa estate durante la vacanza - verso l’ipotesi di un virus o di un batterio contratto oltre oceano. Ma non era così.

Al Delta

Quando il pensionato torinese si rivolge al Pronto soccorso dell’ospedale del Delta, dopo soli tre giorni dal suo arrivo nella casa-vacanze, comincia la svolta. «Qui mi sono sentito accolto, abbracciato. Mi hanno rivoltato come un calzino – racconta l'uomo – e alla fine hanno scoperto che nel mio corpo c’era un ospite indesiderato». I medici del Delta non si fermano alle apparenze. Propongono un ricovero nel reparto Malattie Infettive dell’ospedale di Cona, per escludere patologie legate al viaggio. Folli accetta e dopo una serie di esami, eseguiti anche per esclusione, l’ultimo, la Tac, fornisce il verdetto inatteso. Si trattava di un tumore.

Le cure

Da quel momento inizia il doveroso percorso di cure e oggi sei cicli di chemioterapia sono già alle spalle. L’obiettivo adesso è arrivare all’intervento chirurgico, una volta che la massa si sarà ridimensionata. In questo cammino Mauro Folli sente il bisogno di ringraziare pubblicamente chi lo ha preso in carico con sensibilità straordinaria, unita alla professionalità, a partire dal giovane medico del Pronto soccorso dell’ospedale del Delta, dalla dottoressa Diletta Testi e tutto il reparto di Malattie Infettive di Cona. «Rivolgo un ringraziamento speciale anche al personale del Day Hospital oncologico di Lagosanto; si sono mostrati tutti disponibili, gentili, profondamente umani». Da ultimo, ma non per ultimo, «rivolgo un grazie di cuore anche all’assessora Rosanna Cinti del Comune di Comacchio. Se oggi ho trovato un perché ai miei disturbi e mi sto curando, lo devo anche a lei, la quale si è adoperata affinché trovassi risposte e accoglienza, mentre ero soltanto un turista».

Dopo trent’anni in Polizia, tra Torino e gli ultimi due in servizio a Ravenna, Longo ringrazia chi gli ha teso una mano. Quello degli ospedali del Delta e di Cona rappresenta un esempio concreto di buona sanità pubblica. «Non è concepibile che nel 2026, - conclude - davanti a problemi di salute seri, ci si debba sentire liquidati frettolosamente, come avvenuto a Torino».

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