I radicali visitano il carcere di Ferrara: «Un sovraffollamento da paura»
Presenti 415 detenuti su 244 di capienza e l’organico è ridotto del 30%
Ferrara «Una delle situazioni più gravi degli ultimi periodi». Dopo la visita di ieri mattina nella casa circondariale di Ferrara, non usa molto giri di parole Maura Benvenuti, capo delegazione già membro del Consiglio generale del Partito radicale e punto di riferimento nella città estense.
La situazione del carcere ferrarese è problematica. «C’è un sovraffollamento da far paura – spiega Benvenuti – su una capienza di 244 persone, abbiamo 415 detenuti. La situazione è drastica, anche per la mancanza di personale, siamo a -30% rispetto alla pianta organica, mancano comandanti, c’è solo la direttrice che è da sola con la Polizia penitenziaria: un problema che si protrae da mesi, con tanti trasferimenti temporanei».
Nella delegazione che è stata autorizzata a visitare il carcere c’erano anche Vito Laruccia, membro del Consiglio generale del Partito radicale e Nicoletta Toscani, psicoterapeuta, che del carcere di Ferrara è stata direttrice. «La maggior parte dei detenuti sono definitivi – spiega proprio Toscani – e sono molto aumentati, sono 348, tantissimi. Molti di loro non hanno i requisiti per poter permanere in Italia, il 50% quasi sono extracomunitari, questo rendere difficili anche i percorsi di reinserimento. Con i provvedimenti della Cartabia gli imputati in attesa di giudizio sono molto diminuiti». C’è anche un altro tipo di problemi: «Ci sono stati 250 ingressi dal 1º gennaio a oggi per trasferimento da altro carcere, di questi, circa l’80% è arrivato per problemi di ordine e sicurezza, e sono detenuti difficilissimi da gestire, anche perché molti eventi critici (spaccare tutto nelle celle, autolesionismo, violenze sugli operatori) sono dovuti spesso a uso di sostanze come fentanyl o crack che provocano alterazioni neurologiche. Le strutture penitenziarie non sono il luogo dove possono essere gestite queste patologie, il carcere un luogo dove basta una persona per mettere in crisi tutto. E una situazione che non riguarda solo Ferrara e sulla quale bisogna riflettere a livello centrale – dice infine Toscani, quasi in uno sfogo di delusione mista a frustrazione – perché il sistema carcerario raccoglie oggi i disastrati, frutto di una società non più sensibile».
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