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Gavallo, il restauratore Auro Lupi si racconta: «La mia vita vicino ai motori»

Pietro Gavioli
Gavallo, il restauratore Auro Lupi si racconta: «La mia vita vicino ai motori»

Aggiusta pezzi da antiquariato e colleziona le moto nel suo piccolo laboratorio. «Ho fatto il meccanico e adesso in pensione ho trasformato il mio lavoro in un hobby»

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Gavello Al “mutor”, per Auro Lupi, è stata una ragione di vita in ambito lavorativo ma lo è ancora adesso che da anni è in pensione e trascorre il proprio tempo nel suo piccolo laboratorio ad aggiustare e restaurare pezzi d’antiquariato.

Ha iniziato a fare il meccanico che era un adolescente, nel Dopoguerra. Proviene da una numerosa famiglia originaria di Gavello e terminata la quinta elementare, come la maggioranza dei suoi coetanei è entrato nel mondo del lavoro diventando un meccanico.

«Avevo accumulato una tale esperienza nel riparare veicoli che quando ho fatto il militare, per 15 mesi mi hanno spedito ad aggiustare di tutto, carri armati compresi».

La sua storia Auro Lupi è nato nel 1941 e il mondo dei motori con tutte le sue innovazioni lo ha vissuto in maniera intensa: negli anni Sessanta le aziende meccaniche per cui lavorava lo incaricavano di procurare pezzi di ricambio in autodemolizioni, ma anche residuati bellici e veicoli americani come Dodge, Gmc e Chevrolet rimasti sul suolo italiano alla fine della guerra. Bisogna ricordare che tonnellate di materiali e mezzi meccanici negli anni Cinquanta e Sessanta erano a disposizione di privati e aziende nei depositi dell’Azienda Rilievo Alienazione Residuati, l’ente che alla fine della Seconda Guerra venne incaricato della vendita dei beni abbandonati dall’esercito alleato al momento del ritorno in patria.

Nel 1980 accetta di mettersi alle dipendenze della Setra, una storica azienda meccanica modenese che opera nel settore con le auto e il trasporto pesante di Mercedes e Kassboher: «Tutte le mattine – ricorda Lupi – partivo da Scortichino e mi recavo a Sorbara dove ha sede la ditta, terminato il mio orario di lavoro ritornavo a casa. La distanza dal mio paese non è mai stato un problema perché quello era il mestiere che volevo fare: interessante e stimolante che mi consentiva di acquisire sempre nuove conoscenze in un settore innovativo come la meccanica. Quando la direzione mi ha promosso responsabile dell’intero reparto officina veicoli, mi sono trovato a dover organizzare il lavoro di oltre una decina di operai, ma me la sono cavata bene», continua Lupi, che da quando nel 1995 è andato in pensione, periodicamente viene interpellato dai suoi ex datori di lavoro per una consulenza tecnica per i propri veicoli.

La passione per il motore non si è spenta quando ha smesso di indossare gli abiti di capo-officina, tutt’altro. Restaura e colleziona moto dai 50 ai 300 cc di cilindrata con caratteristiche peculiari scovate in qualche fiera e mercatino del settore. In bella mostra oltre a qualche ciclomotore, ha anche alcune marche estere assai curiose, come una specie di Lambretta chiamata Biaska con motore Piaggio realizzata in Ucraina negli anni Settanta quando ancora c’era l’Unione Sovietica. E una moto Is del 1948 uscita dalla stessa fabbrica produttrice dei Kalashnikov. E altri pezzi rari che sarebbero un’attrattiva per importanti esposizioni, uno dei quali è presente al Museo delle Moto di Scortichino.

«Frequentando mercatini dell’antiquariato con il caro amico Angelo Bizzi, anche lui restauratore, sono sempre alla perenne ricerca di ricambi originali per i mezzi motorizzati che rimetto a nuovo, ma anche oggetti d’antiquariato, arnesi e articoli che attirano la mia curiosità». Come ad esempio lampade a carburo, tegami in rame, lanterne a petrolio. Oggetti non solo di fabbricazione italiana, ma anche indiana, asiatica e Europa dell’Est e Scandinava. E una bella collezione di vasi francesi dipinti anche internamente. «La manualità non mi manca e io mi diverto. Ho trasformato il mio lavoro in un hobby».

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