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Cannabis light tra regole e divieti validi anche a Ferrara. «Il rischio sono gli additivi illegali»

Stefania Andreotti
Cannabis light tra regole e divieti validi anche a Ferrara. «Il rischio sono gli additivi illegali»

Dopo la morte di un giovane a Milano, la stretta sul prodotto che ora è introvabile. Consigliere Fiorentini: «Il vero problema è la sofisticazione con altre sostanze»

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Ferrara Vietare invece di regolamentare non sempre è il modo più efficace per gestire fenomeni ritenuti illegali. Lo sostengono da decenni gli antiproibizionisti della cannabis, sostanza al centro di un nuovo inasprimento delle politiche repressive, che si stanno riverberando anche sulla sua versione legale, la canapa light, che a seguito di un’ondata di massicci controlli è sempre più difficile da reperire, anche in città.

La vicenda che ha riacceso il dibattito è quella di Erhan Hacımustafaoglu, il giovane studente turco morto a Milano alla fine di novembre lanciandosi nel vuoto dalla finestra del bed and breakfast nel quale si trovava col fratello. Da una prima ricostruzione, il giovane avrebbe compiuto il tragico gesto in preda alle allucinazioni derivanti dall’assunzione di cannabis light regolarmente acquistata in uno shop. Dalle prime notizie, sulle analisi sembrava emerso che la sostanza contenesse un catinone sintetico, una molecola psicoattiva con effetti simili a quelli di droghe come la cocaina, Mdma e anfetamina.

Poco dopo è arrivata la pubblicazione da parte del Dipartimento Antidroga dell’allerta sulla cannabis light contenente mdmb-pinaca, una sostanza sintetica che imita il Thc, principio attivo psicotropo della cannabis. A Ferrara, il consigliere civico Leonardo Fiorentini è da sempre attivo contro “crociate, bufale e strumentalizzazioni sulla cannabis light”, come titola un suo recente articolo uscito sulla stampa nazionale.

«In attesa della conclusione dell’inchiesta – interviene Fiorentini – sembra però chiaro che la cannabis in quanto tale non c’entri molto. Siamo invece sul piano della sofisticazione e della responsabilità individuale di chi avrebbe messo sul mercato una infiorescenza additivata con sostanze pericolose non dichiarate. Sono le famose Nps, le nuove sostanze psicoattive. Esistono solo perché quelle derivate da piante sono vietate, e sono sempre più pericolose perché ogni volta che ne viene individuata e tabellata una, un chimico in qualche laboratorio clandestino ne inventa un’altra. A differenza di quelle naturali, delle quali si conoscono bene gli effetti e le controindicazioni, hanno conseguenze imprevedibili proprio per la loro struttura chimica sempre nuova e diversa, costruita a tavolino per sfuggire alle tabelle. Queste vengono testate direttamente sul mercato, mettendo a rischio la salute dei consumatori. Ne vengono individuati a decine ogni anno, sono centinaia quelle inserite nelle tabelle delle sostanze vietate. È uno dei paradossi del proibizionismo capace di produrre più danni alla salute di quelli che vorrebbe evitare. Come un cane che si morde la coda, è esso stesso responsabile della propria inefficacia».

Ma la suscettibilità rispetto al tema ha provocato un’immediata serie di controlli a tappeto in tutta Italia ai cannabis shop, con sequestri e denunce da parte delle forze dell’ordine, che si sono poi tradotti in successivi dissequestri, assoluzioni e rinvii alla Corte costituzionale e alla Corte di giustizia europea. La questione ha avuto ripercussioni anche nella nostra città dove tanti cittadini che normalmente si approvvigionano legalmente della cannabis light hanno trovato i distributori automatici sguarniti. Ricca di Cbd e molto povera di Thc, quindi priva di effetti psicotropi, la cannabis light è apprezzata per i suoi benefici naturali come rilassamento, riduzione di ansia e stress, sollievo da dolore e infiammazione, miglioramento del sonno, proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Benefici a prezzi accessibili che ora non sono più disponibili perché i controlli in atto hanno compromesso la distribuzione.

Intanto nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di alcune imprese della canapa industriale legale rispetto alla decisione del Tar del Lazio di inserire le composizioni orali a base di cannabidiolo tra i medicinali stupefacenti. «Mentre gli operatori del settore e i giudici italiani chiedono razionalità, proporzionalità e rispetto dell’evidenza scientifica, il governo preferisce restare intrappolato nella retorica del panico morale. Il fiore di canapa a basso contenuto di Thc non è la porta d’ingresso all’inferno, ma un mercato che può e deve essere regolato, proprio per evitare casi come quello di Ehran. Le iperboli e gli allarmi strumentali, come la giravolta sull’emendamento, mostrano solo che la destra conosce benissimo la realtà, ma è schiava dalle proprie stesse mistificazioni», conclude Fiorentini.

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