Inchiesta alluvione in Romagna, un ferrarese tra gli indagati
Sono in 12 fra dirigenti, tecnici e imprenditori. Al centro ci sono i lavori eseguiti a Boncellino e Traversara, che non avrebbero soddisfatto gli standard di sicurezza
Ferrara I soldi c’erano, ma sono stati spesi male, anzi, malissimo. Milioni di euro buttati letteralmente nel fiume, il Lamone, anziché salvare Boncellino e Traversara dalle piene del corso d’acqua che le attraversa. La bellezza di 10 milioni stanziati dopo l’alluvione del maggio del 2023 avrebbero finanziato lavori affidati frettolosamente, senza un progetto ben definito, a ditte le cui competenze specifiche non erano state preventivamente accertate, e i cui interventi non sarebbero stati poi sottoposti a una verifica conclusiva che ne certificasse i risultati.
La ricostruzione
Parola chiave: ricostruire. Invece funzionari e dirigenti avrebbero fatto ricorso per almeno sette anni a provvedimenti di «somma urgenza», senza alcuna progettazione, con un approccio definito nella relazione consegnata alla Procura, «molto superficiale». Nessuno studio che stabilisse quali dimensioni adottare, quali materiali utilizzare, dove posizionare micropali e palancole. Ben 3,9 milioni di euro se ne sarebbero andati in deroga ai limiti massimi stabiliti dal Nuovo codice degli appalti senza informare le imprese circa le dinamiche della rottura dell’argine, l’area a rischio nota da oltre un decennio né della necessità di rimuovere la passerella. Le accuse di disastro colposo e di perdurante pericolo contenute nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato dalla Procura di Ravenna a 12 indagati contengono cifre, protocolli e piani approvati. Citano opere omesse o fatte male, esaminate nell’arco di 14 mesi da un’inchiesta coordinata dal procuratore capo Daniele Barberini e dal sostituto procuratore Francesco Coco, giunta a un punto di svolta con il deposito della relazione tecnica collegiale affidata ai consulenti del Politecnico di Milano, l’ingegnere idraulico Gianfranco Becciu, il geotecnico Claudio Giulio Mario Di Prisco, e l’idrologo Daniele Bocchiola.
I nomi
Dirigenti, funzionari, tecnici, legali rappresentanti di un’impresa. Non ci sono politici o assessori tra le figure che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Fra loro, Marco Bacchini, 52 anni di Castel Bolognese, responsabile dell’ufficio territoriale della Protezione civile di Ravenna fino a marzo del 2025 e responsabile unico del procedimento dei lavori svolti a Traversara fino a giugno 2023; con lui anche il predecessore Piero Tabellini, 53 anni di Bologna, ora responsabile Area Reno, e il collega Davide Parmeggiani, 57enne di Bologna, responsabile del Distretto Reno. Poi Rita Nicolini, 62enne modenese, direttrice della Protezione civile Emilia Romagna dal 2019 al luglio scorso. Più datata la qualifica di Paolo Ferrecchi, 61enne di Parma, indagato in quanto direttore generale della Direzione Cura del territorio e dell’Ambiente della Regione dal 2016. E ancora, la 57enne di Bologna, Monica Guida, fino al 2022 responsabile del servizio Difesa del suolo della costa e della bonifica e successivamente referente regionale per la Difesa del territorio. Il 71enne di Santarcangelo Mauro Vannoni è invece il responsabile unico del procedimento con riguardo ai lavori svolti a Traversara, mentre Paolo Miserocchi, 64enne di Cesena, è stato direttore dei lavori in quella località tra maggio e giugno 2023; Alberto Cervellati, 56enne di Ferrara, e Antonio Martinetti Cardoni, 50enne di Ravenna, hanno diretto i lavori nella frazione di Bagnacavallo. A chiudere l’elenco, Vanni Biguzzi, 55 anni e Daniela Martini, 54 anni, entrambi di Forlimpopoli, legali rappresentanti dell’impresa Biguzzi, incaricata per i lavori a Boncellino.
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