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Lupi, segnalazioni quotidiane nel Ferrarese: presenza a cui abituarsi

Davide Bonesi
Lupi, segnalazioni quotidiane nel Ferrarese: presenza a cui abituarsi

Sempre più frequenti gli avvistamenti negli ultimi giorni fra Cento e Bondeno. Gennari di Wolf Group Italia: «Non è un’invasione ma un ritorno graduale»

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Ferrara Il lupo è tema da alcuni anni all’ordine del giorno nella nostra provincia. Dal ritorno dei primi due esemplari ad Argenta sono state numerose le segnalazioni, ormai in tutta la provincia. Gli avvistamenti recenti riguardano però soprattutto il territorio dell’Alto Ferrarese, anche se si sa che i lupi sono ormai stabilmente insediati nelle valli argentane e in zona Vallette a Ostellato. D’altronde, questi animali sono grandi camminatori, arrivano a compiere fino a 50 chilometri in una notte, quindi è plausibile che possano essere gli stessi lupi ad arrivare dal Centese al mare, ma vista la frequenza delle segnalazioni, è più acile pensare che ci possano essere piccoli branchi di lupi stabilmente insediati nell’Alto Ferrarese. Le ultime segnalazioni in ordine di tempo sono arrivate in concomitanza delle festività natalizie, precisamente da Centese (Bevilacqua) e dal Bondenese (zona Cavaliera a Stellata). Qualcuno ha anche contattato le forze dell’ordine (la Polizia locale), ma ricordiamo che il corpo che si occupa di animali è la Polizia provinciale e in ogni caso i suggerimenti sono sempre i soliti, ossia tenere chiusi i propri animali, sia domestici che da allevamento. Viene poi sempre sottolineato come i lupi non siano un pericolo per l’uomo, ma se si è in compagnia di un animale è consigliato allontanarsi qualora se ne incontri uno.

Fra l’altro in una recente intervista l’argentano Riccardo Gennari, portavoce di Wolf Group Italia ed esperto di questo animali, ha spiegato come quello del lupo è «un ritorno storico, non un’invasione. Non si tratta di un fenomeno improvviso né di un’invasione, bensì di un ritorno graduale in territori da cui era stato perseguitato e allontanato dall’uomo. Il lupo si sta adattando a un habitat completamente trasformato dall’attività umana. È normale possa essere avvistato vicino a case isolate, strade, ferrovie o centri abitati: non perché li cerchi, ma perché questi elementi oggi occupano gran parte del territorio».

Ovviamente, il tema lupi ha acquistato ulteriore evidenza da quando l’Unione Europea e poi l’Italia ne hanno deciso il declassamento che, comunque, non va tradotto come libertà di poterlo uccidere come l’hanno inteso in tanti, bensì è possibile ridurne il numero in modo controllato laddove ne venga segnalato un alto numero. Contro queste decisioni si sta battendo la Leal, la lega antivivisezionista Onlus, che si oppone con forza al controverso sì della Camera sul declassamento del lupo. Leal ha fatto ricorso al Tribunale di giustizia europeo ed è pronta a intervenire in tutte le sedi contro il declassamento in Italia. Viene ritenuto grave, infatti, il pregiudizio che si produrrebbe, atteso che non ci sono basi scientifiche valide, tali da sorreggere una decisione di tale gravità. «Il voto favorevole della Camera sul declassamento del lupo, è assolutamente antiscientifico e quindi per soli interessi di parte - sottolinea Cristiano Fant, operatore esperto in etologia relazionale, responsabile Leal fauna selvatica -. Sicuramente il ritorno del lupo in Italia ha riportato a galla paure ataviche. È doveroso dunque il ripristino della verità su questi animali. Prendiamo come esempio quello che sta accadendo a Ospitale di Cadore, paese di 260 anime, ai piedi delle Dolomiti, in provincia di Belluno. Gli abitanti si sono definiti assediati dai lupi; il sindaco ha aggiunto che ci sono addirittura tre branchi in zona. Sulla base di cosa venga dato tale giudizio, non è dato sapere visto che non sembra avere competenze in materia. Ma quello che più conta è la percezione che la gente ha del lupo, in una provincia che non fa praticamente nulla per creare le basi di una corretta convivenza tra uomini e animali».

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