Ferrara, il vescovo: «Migranti, basta pregiudizi alimentati da interessi politici»
Perego durissimo alla messa di chiusura del Giubileo
Ferrara Parole nettissime, che non lasciano spazi di interpretazione. Indirizzate ai fedeli e in controluce, ma nemmeno poi troppo, alla politica che di immigrazione non vuole sentire parlare. Le ha pronunciate l’arcivescovo Gian Carlo Perego ieri pomeriggio in Duomo, durante l’omelia della messa con cui si è chiuso l’Anno Giubilare.
«Nella nostra Chiesa e nel nostro territorio ferrarese ci sono molti segni di accoglienza: donne e famiglie ospitate anche nelle case oltre che in strutture in alcuni Comuni, opportunità lavorative valorizzate, una scuola interculturale, tutori disponibili a seguire i minori non accompagnati. Sono tutti segni di vita e di speranza che, però, si accompagnano a “segni di pregiudizi e di chiusure”, alimentati da interessi politici, da anticlericalismo, da populismi e da falsità che generano paura e non favoriscono una cultura dell’incontro, la sola che da futuro, la sola che dà speranza», ha detto monsignor Perego, rifacendosi alla Bolla giubilare di Papa Francesco.
«Pregiudizi», «populismi», «falsità». Termini che ricorrono, e che ora vengono ribaditi, nelle dispute tra l’arcivescovo della Diocesi di Ferrara-Comacchio, che ricopre anche la carica di presidente della Fondazione Migrantes, e i rappresentati della destra locale. Concetti più volte sottolineati negli scambi avuti con il sindaco Alan Fabbri e, appena poche settimane fa, nel botta e risposta con il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni sui temi dell’ingresso, accoglienza, integrazione e diritti dei migranti sul territorio. Il cui arrivo, prendendo spunto dal caso di Monticelli, dove la cittadinanza è insorta contro l’ipotesi, era stata definita «una benedizione» da Perego, vista nella prospettiva del previsto spopolamento del Ferrarese.
L’arcivescovo aveva parlato chiarissimo anche nella celebrazione della notte di Natale, rievocando la nascita di Gesù, quando «la famiglia di Nazareth non ha trovato posto né in un alloggio di parenti e neppure in un albergo». «Il Natale ci aiuti a liberarci dal male - come preghiamo nel Padre nostro . ma ci impegni anche a non costruire una città, un Paese, il mondo segnato dal male e da scelte e strumenti di violenza sulle persone e sul creato – le parole del presule in Cattedrale –. Per questo non possiamo accettare scelte di violenza, il riarmo fine a se stesso; non possiamo accettare che si chiudano le porte delle nostre case all’accoglienza, trascinati da pregiudizi e falsità; non possiamo alimentare scelte che indeboliscano la consapevolezza del valore del volontariato, della gratuità; non possiamo scegliere solo il profitto a danno del lavoro e della solidarietà; non possiamo favorire la divisione, familiare e sociale. Dove e quando esiste violenza, inospitalità, ricerca solo del profitto, divisione la città non vive, ma muore, e l’Incarnazione, il Natale rimane fuori, nonostante le luci delle strade e gli alberi illuminati».
E ancora monsignor Perego, durante la messa del giorno di Natale: la nascita di Cristo «non è stata riconosciuta dagli uomini che, scrive l’evangelista Giovanni, “non l’hanno accolto”. Lo ricorda anche Papa Leone in un passaggio importante dell’esortazione Dilexi te: “Fin dal suo ingresso nel mondo, Gesù ha fatto esperienza delle difficoltà relative al rifiuto. L’evangelista Luca, narrando l’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria, ormai prossima al parto, osserva con rammarico: “Per loro non c’era posto nell’alloggio”».
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