Senza pace non c’è benessere, Tagliati: «Le armi tolgono aria al welfare»
Tagliati (Cgil): «Spese per la guerra a scapito di sanità, istruzione, salari e pensioni». Il 1º gennaio la mobilitazione unitaria in piazza in nome di un valore trasversale
Ferrara «Cosa c’entra il lavoro con la pace nel mondo?». È una domanda che la Cgil si è sentita rivolgere ogni volta che è scesa in strada, come farà anche il 1º gennaio al presidio per la pace in piazza Duomo. «Per la Cgil la pace non è solo un’aspirazione, ma un impegno politico quotidiano inscindibile dal lavoro – chiarisce Veronica Tagliati, segretaria generale Cgil Ferrara – dire “no” al riarmo significa dire “sì” agli investimenti nella sanità, nella scuola, nei contratti collettivi a difesa dei salari, nei servizi pubblici e per le pensioni. Le risorse sottratte allo stato sociale per finanziare l’economia di guerra, quasi 964 miliardi in dieci anni per l’Italia, alimentano instabilità e impoverimento. La guerra e le tensioni geopolitiche, oltre che generare un’inflazione da profitti che colpisce duramente lavoratori e pensionati, incidono sui processi di riorganizzazione delle economie e degli scambi commerciali con ricadute pesantissime sulla tenuta della manifattura nel paese e nel nostro territorio. Non esiste futuro per le nuove generazioni in un modello basato su precarietà e distruzione. Fermare la corsa agli armamenti è la condizione per rimettere al centro la giustizia sociale, la democrazia e i diritti».
Qual è stato l’impegno della Cgil per la pace nel 2025?
«Siamo stati sempre impegnati e partecipi alle mobilitazioni con al centro la pace, dalla marcia di Monte Sole del 15 giugno alla marcia Perugia Assisi del 12 ottobre. Come Cgil sono stati proclamati due scioperi a livello nazionale in solidarietà con il popolo palestinese e a sostegno della Global Sumud Flotilla, il 19 settembre e il 3 ottobre portando in piazza nella nostra città migliaia di lavoratori, cittadini e giovani. Abbiamo sempre portato il nostro contributo e sostegno a tutti i presidi e iniziative che la Rete ha organizzato dalla scorsa estate a oggi, ma come Cgil la nostra presenza nella Rete Pace e prima ancora nel Forum permanente per la Pace ha radici decennali. Come organizzazione sindacale il nostro impegno è stato costante nella costruzione di una cultura della pace nel nostro territorio, mobilitandoci contro le guerre e i conflitti in ogni continente fino al cuore dell’Europa con la guerra in Ucraina. Nella nostra sede negli anni abbiamo invitato e accolto ospiti nazionali e internazionali della società civile, per promuovere iniziative sulla pace e la nonviolenza, contro ogni politica bellicista e del riarmo, profondamente convinti che non è preparandosi alla guerra che si costruisce la pace. Per anni con altre realtà associative abbiamo promosso il Festival dei Diritti per la difesa dei diritti umani, del diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all’alimentazione, all’acqua, all’informazione, alla cultura per tutte le popolazioni del mondo».
Cosa rappresenta per la Cgil il presidio del 1º gennaio?
«Una giornata non solo rituale. È una ricorrenza, celebrata dalla Chiesa cattolica che invita alla riflessione sulla pace, accolta da molteplici realtà laiche della Rete Pace, tra cui la Cgil. I colori della pace sono trasversali, siamo in sintonia con l’obiettivo di rafforzare la volontà di pace tra nazioni e popoli che sottende alla Giornata mondiale».
Perché la Cgil parteciperà e invita ad essere presenti?
«Vediamo la pace come un obiettivo centrale, intrecciando la lotta sindacale per i diritti con la promozione di un mondo nonviolento, solidale e giusto. La pace e i diritti dei lavoratori coesistono nella costruzione di un nuovo ordine mondiale fondato su giustizia sociale, sicurezza, solidarietà, coesistenza dei popoli e cooperazione internazionale. La pace si costruisce sull’idea di un nuovo modello di sviluppo, sulla riaffermazione del diritto internazionale quale normale strumento di gestione dei conflitti, alternativo alle guerre guerreggiate e alle guerre economiche-commerciali che hanno caratterizzato questo ultimo anno».
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