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Reflusso gastroesofageo: la cura a tavola secondo il professor Giorgio Calabrese

di Marzia Valitutti
Reflusso gastroesofageo: la cura a tavola secondo il professor Giorgio Calabrese

Una patologia molto diffusa e spesso dipende anche da un alimento sbagliata. La dieta corretta può essere di grande aiuto

06 aprile 2023
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Quella del reflusso gastroesofageo è una patologia che affligge circa il 20% della popolazione europea e, a seconda della gravità con cui si presenta, può essere trattata a livello farmacologico o meno. Il reflusso si manifesta con dei sintomi tipici come il bruciore dietro lo sterno o i rigurgiti; oppure presenta dei sintomi atipici come nausea, difficoltà a deglutire, sensazione di nodo alla gola, asma o singhiozzo. Avere uno stile di vita sano torna utilissimo nel trattamento dei pazienti: è importante ridurre il peso corporeo, evitare alcuni alimenti come il caffè o la cioccolata e prediligere quelli poco acidi. Inoltre, come ci spiega nel corso di quest’intervista il prof. Giorgio Calabrese, un ulteriore accorgimento da seguire è quello di non fare sport eccessivamente pesanti prediligendo invece attività leggere svolte a stomaco vuoto. Per evitare di peggiorare e di dover ricorrere, nei casi più estremi, alla chirurgia è davvero fondamentale prendere coscienza di quali siano i fattori che peggiorano la malattia. Soprattutto è importantissimo conoscere quali alimenti portare o meno sulle nostre tavole.

Cos’è il reflusso gastrico?

“La malattia da reflusso gastroesofageo si verifica quando i succhi gastrici vengono in contatto con la parete dell’esofago, provocando bruciore dietro lo sterno e rigurgito acido. È una patologia caratterizzata dalla risalita dallo stomaco all’esofago di tutto ciò che è acido o biliare. Dobbiamo dire che il passaggio di acido dallo stomaco all’esofago avviene fisiologicamente durante la giornata, soprattutto dopo mangiato: il problema si presenta se questi eventi superano una determinata soglia, in termini di frequenza e durata. Se tale soglia viene superata si è in presenza della malattia da reflusso, caratterizzata da una serie di sintomi fastidiosi come il bruciore, specialmente dietro lo sterno, rigurgiti e tosse stizzosa”.

Quali sono le cause principali?

“I fattori che portano al reflusso gastroesofageo sono da ricondurre principalmente ad una scorretta alimentazione. Assumere cibi eccessivamente acidi, alimenti conditi con troppo pepe o assumere quantità eccessive di bevande ricche di prodotti nervini come il caffè, il thè o il cioccolato non aiuta l’organismo e può provocare il reflusso. Questo perché le sostanze nervine stimolano un’iperproduzione di succo gastrico che, invece di andare giù nell’intestino cerca di salire verso l’esofago. Quest’ultimo, differentemente dall’intestino, non è protetto dalla mucina e dunque si scatena il reflusso. I sintomi sono vari, partendo dal dolore toracico dietro lo sterno persino mal di gola, raucedine e abbassamento della voce. Può manifestarsi anche la tosse secca e stizzosa, a volte accompagnata da singhiozzo o difficoltà nel deglutire. Il reflusso in alcuni casi provoca nausea e in casi molto rari, male alle orecchie da otite media: questo perché il reflusso finendo nel naso, arriva alle orecchie”.

Ci sono esami specifici da effettuare per avere una diagnosi?

“La sintomatologia del reflusso gastroesofageo è piuttosto varia, dato che possono essere coinvolte varie parti del corpo: dallo stomaco all’orecchio. Questo rende la diagnosi abbastanza articolata. Si può effettuare una gastroscopia, che consente di esaminare l’esofago, lo stomaco ed il duodeno attraverso l’introduzione di uno strumento flessibile nel quale è incorporata una telecamera ed un sottile canale, attraverso il quale è possibile far passare la pinza bioptica per eseguire piccoli prelievi di mucosa (biopsie) dalle pareti. Poi abbiamo l’ecografia con contrasto, al fine di valutare le condizioni del tubo digerente: si effettua facendo bere al paziente una piccola quantità di mezzo di contrasto. Abbiamo infine altri due esami, uno è la manometria esofagea e serve per individuare eventuali anomalie nella motività della parte nervosa e muscolare dell’esofago e poi abbiamo pH-impedenziometria delle 24 ore. Quest’ultimo esame prevede il posizionamento di un sondino piccolo e sottile che, passando attraverso il naso, arriva fino all’esofago ed è connesso ad un palmare. L’esame dura 24 ore e consente il monitoraggio della quantità di materiale refluito (sia acido che non acido) nell’esofago”.

Professore, le faccio un’altra domanda legata all’attivita fisica: quanto è importante svolgere regolarmente uno sport per alleviare il reflusso?

È bene sottolineare una cosa a tale proposito. Bisogna stare molto attenti a non praticare un tipo di sport eccessivamente intenso. Dobbiamo scegliere allenamenti leggeri, non attività a livello agonistico: un’altra accortezza è quella di aspettare almeno tre ore tra lo spuntino e la sessione sportiva. Bisogna poi scegliere con attenzione i cibi da assumere prima di allenarsi: è indicato tutto ciò che è facilmente digeribile, come finocchi o carote.

LA COLAZIONE

Partire con il piede giusto è importante. Per colazione suggerisco latte parzialmente scremato o yogurt: entrambi aiutano a tamponare la iperacidità. Aggiungiamo dei cereali integrali o dell’avena insieme a una mela o ad una banana. Possiamo anche optare per qualche prodotto da forno, come fette biscottate o biscotti integrali. Evitiamo latte e caffè, caffè o thè.

- Latte parzialmente scremato o yogurt
- Cereali integrali o avena
- Mela o banana

OPPURE
- Latte parzialmente scremato o yogurt
- Fette biscottate o biscotti integrali