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Matteo Storchi sprona gli studenti del liceo Moro: «Seguite le vostre passioni»

Adriano Arati
Matteo Storchi sprona gli studenti del liceo Moro: «Seguite le vostre passioni»

Reggiolo: il presidente di Comer Industries al Liceo Moro col direttore della Gazzetta di Reggio: «Abbiate il coraggio di provare, siate unconventional e sicuri di voi»

17 aprile 2024
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Reggio Emilia «Siate pronti a seguire quello che volete fare, e a farlo con consapevolezza. E provate: è sempre meglio un rimorso che un rimpianto». Invita le ragazze e i ragazzi del liceo scientifico Moro a pensare alle proprie inclinazioni e alle proprie pulsioni, senza concentrarsi troppo su quale sia la convenienza immediata, il presidente e amministratore delegato di Comer Industries Matteo Storchi. Nella mattinata di lunedì 15 aprile il primo dirigente della multinazionale della meccanica radicata a Reggiolo ha incontrato diverse classi del liceo Moro all’interno di un’iniziativa portata avanti con Gazzetta di Reggio.

In dialogo con il direttore di Gazzetta Cristiano Meoni, con il dirigente scolastico del liceo Moro Daniele Cenini e con diversi alunni, Storchi si è raccontato di fronte ai giovani studenti, spaziando dalla sua esperienza di vita ai dettagli del suo ruolo manageriale per chiudere con diverse riflessioni a cavallo tra la sfera professionale e quella umana. Storchi è partito dalla sua esperienza di reggiolese doc, delle tappe al liceo e poi all’università sino all’apertura di una start up di pacchetti software e al grande salto: nel 2005 deve decidere se accettare una proposta triennale in Cina, per mettere le basi di quella che oggi è una delle principali filiali di Comer Industries, con 500 dipendenti.



«Avevo l’obiettivo di diventare presidente e amministratore delegato di Comer Industries, e sono riuscito a raggiungerlo nel 2017. Noi realizziamo componenti meccanici, motori elettrici e idraulici, lavoriamo con l’agricoltura, nelle costruzioni, nel settore difesa, in quello navale e in quello industriale. Ci piace dire che su Comer Industries il sole non tramonta mai: abbiamo 4.000 dipendenti in 14 stabilimenti, in USA, Giappone, Cina, Brasile, India e in Europa, con un fatturato annuo di un miliardo e 200 milioni di euro. Siamo la terza azienda reggiana, tra le prime cento italiane, con clienti come Caterpillar e John Deere», spiega. «Qual è la nostra mission? Realizzare “cose utili”. Nei prossimi 25 anni la popolazione mondiale aumenterà di circa due miliardi di persone e i nostri prodotti servono per produrre il 70% di cibo in più rispetto a oggi».

Inquadrato il contesto, Storchi è partito dalla giovane età della platea, composta dai professionisti di domani. «Oggi ci sono tantissime fonti di informazione e ispirazione, e tante pressioni. Voi dovete seguire le vostre, di ispirazioni, non quelle di altri. Fate qualcosa che vi piace, la vita è vostra e siete voi che dovete andare a dormire alla sera guardandovi allo specchio. Dovete essere voi stessi, non preoccupatevi di fare scelte che altri non capiscono, seguite l’istinto, altrimenti non sarete soddisfatti di voi. E come dico sempre, meglio un rimorso per aver fatto qualcosa che non andava fatta, che un rimpianto per non averlo fatto», è la riflessione dell’imprenditore reggiano. E continua: «Siate pronti a seguire quello che volete fare e abbiate il coraggio di provare. Nel lavoro oggi conta molto la disponibilità a muoversi, a viaggiare, a uscire dalle zone di comfort. Provate, tentate, anche se l’esperienza va male sarete comunque cresciuti. La disponibilità oggi è cruciale, e noi in Italia fatichiamo: portare un indiano in Italia è facile, mandare un italiano a lavorare in India è complicatissimo. Se hai un’opportunità e non la cogli, può andar pure bene, a patto di tarare le aspettative di conseguenza. Non puoi pretendere di avere opportunità se ti lasci sfuggire queste sliding doors». Il tema delle esperienze da vivere è cruciale. Quali sono i vantaggi di muoversi o di restare qui? «Vi sono vantaggi, in ogni strada, l’importante è conoscere culture diverse, fare esperienze, capire quante culture possono esserci, con cui dobbiamo lavorare e vivere. Il concetto di fiducia è diversissimo in base alle nazioni in cui si opera». Un altro aspetto su cui Storchi si concentra è la capacità di relazionarsi e di lavorare insieme. E lo fa citando un grandissimo sportivo reggiano: «Carlo Ancellotti è di Reggiolo come me. Gli ho chiesto la differenza tra un grande campione e un fuoriclasse. Mi ha risposto che, come talento, sono equiparabili, solo che il fuoriclasse lo mette a disposizione degli altri, il campione lo tiene per sé». Perché «voi siete il perno di ciò che fate, ma il modo in cui vi ponete con gli altri può fare la differenza. Ed è importante la propria percezione, come vi vedete voi. Oggi si dà molta importanza agli altri, invece dovrebbe essere più importante il modo in cui ci percepiamo da soli. Essere sicuri di sé, e non penso ad avere tutta la verità in tasca, ma ad avere chiaro il percorso che si vuole fare, anche se mi rendo conto di quanto si difficile alla vostra età».

In questo quadro, Comer Industries può essere un eccellente luogo in cui viverle, queste esperienze. Noi possiamo offrire percorsi mirati e altri generalisti per crescere e formarsi, siamo un’azienda che favorisce interscambi, mette energia e passione, con un approccio unconventional: se tutti fanno in un determinato modo, ci vuole qualcuno che lo faccia diversamente. E un neolaureato che cosa può offrire a noi? È un foglio bianco, un libro da scrivere insieme, con curiosità e volontà ci si potrà dare tanto a vicenda.

A chiudere, racconti più personali sull’integrazione tra lavoro e vita privata. «Sono il capo, posso decidere di fare quello che voglio, è vero, ma devo sempre dare l’esempio, e non devo mai essere quello che si tira indietro. L’importante è il modo in cui ci si approccia al ruolo, il tempo è un variabile importante, non solo la qualità ma anche la quantità. Perché per me il lavoro è importante, voglio arrivare e so che per farlo devo lavorare sempre di più: uso un altro esempio sportivo reggiano, Kobe Bryant. Era ossessionato, voleva arrivare e si allenava molto di più rispetto agli altri. Alle Olimpiadi, mentre gli altri erano in discoteca lui era palestra», fa notare.

Un approccio che potrebbe rendere difficile conciliare le esigenze private. Su questo Storchi chiude con una raccomandazione chiara: «Più che la qualità della vita consiglio di curare la qualità delle relazioni che avete, è l’aspetto più importante, scegliete persone che vi facciano stare bene, di relazioni tossiche ce ne sono tantissime, ed è difficile riconoscerle».

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