La Nuova Ferrara

Guardia di Finanza

Carpi, crea false felpe di Dior e Chanel. Poi deve risarcire le griffe

di Daniele Montanari
Carpi, crea false felpe di Dior e Chanel. Poi deve risarcire le griffe<br type="_moz" />

Imprenditrice carpigiana si scusa con i brand. Ora rischia il processo

08 dicembre 2023
2 MINUTI DI LETTURA





Carpi Metteva sulle sue magliette e felpe scritte e loghi che, pur modificati, richiamavano apertamente a griffe di moda, senza alcuna autorizzazione. Pensava in questo modo di fare qualcosa di “suo”, mettendosi al riparo dall’accusa di contraffazione. Ma Chanel, Dior e Balenciaga non l’hanno pensata così, e l’imprenditrice carpigiana ha dovuto pagare loro i danni. E rischia comunque un processo.

QUANTI MARCHI
Si tratta di una 60enne italiana titolare di una ditta di abbigliamento della periferia carpigiana. È successo che nell’arco di tempo che va dal 1° gennaio 2019 al 5 aprile 2019 ha realizzato una serie di T-shirt e felpe, soprattutto da donna, con un chiaro richiamo alle firme di cui sopra, adottando due escamotage con cui pensava di farla franca. Intanto, i marchi riprodotti non erano proprio come quelli originali: Dior ad esempio diventava “D’Or”, la “a” di Christian veniva coperta da un cuoricino. Balenciaga diventava “Balensiaga”. E altri “accorgimenti” del genere, che portavano a una riproduzione un po’ diversa. Il secondo stratagemma era che nei capi a volte faceva una specie di “patchwork” dei diversi marchi, mettendoli insieme. Così che la riproduzione apparisse chiaramente un non originale al pubblico. Che però era attirato dai nomi di grido comunque riconoscibili: c’erano anche Versace, Fendi, Saint Laurent, Dolce & Gabbana, Valentino e altri.

LA SCOPERTA
La strategia non è andata a buon fine. La Guardia di Finanza di Carpi il 5 aprile 2019, su mandato del pm Francesca Graziano, ha effettuato una perquisizione nel magazzino rinvenendo, nel complesso, 2.546 capi contraffatti e 15 cliché utilizzati per la produzione illecita. Tutto sottoposto a sequestro, per il reato di contraffazione e alterazione di marchi. Il valore della merce è stato stimato in 81.590 euro. La 60enne ha presentato istanza di dissequestro al tribunale del Riesame, dicendo che i capi non potevano ingannare il pubblico perché erano dichiaratamente falsi. Ma le è andata male. Nel rigettarlo, il giudice ha sottolineato che si tratta di falsi “connotati da un esplicito parassitismo rispetto marchio noto”. E, richiamando una sentenza di Cassazione del 2018, che “la servile imitazione di un marchio non può ritenersi scriminata dal solo fatto che su di esso la dicitura indichi un falso autore, perché tale avvertenza è destinata all’acquirente e non incide sull’illecita imitazione del marchio”.

A fronte di questo, tre delle griffe piratate – Chanel, Dior e Balenciaga – si sono rivolte all’avvocato Marco Ferraresi costituendosi parte civile nel procedimento penale che si è aperto. L’imprenditrice ha deciso di offrire un risarcimento, e per questo la costituzione è stata ritirata. Ma ieri è il caso è stato comunque affrontato davanti al giudice, che dovrà decidere sull’eventuale rinvio a giudizio. l