Affitti cari, cervelli in fuga da Modena: «Qui le case costano troppo»
Prezzi proibitivi per un lavoratore specializzato su due. Sicet Cisl Emilia Centrale: «I comuni ad alta densità abitativa applichino l’Imu light al 7.6% per chi affitta a canone concordato»
MODENA. Il 64.5% dei lavoratori specializzati, quindi i talenti più richiesti dalle imprese, considera proibitivo il costo di una casa a Modena, in affitto o da comprare attraverso un mutuo. Problema amplificato ulteriormente da chi è costretto a cercare una soluzione abitativa in provincia, lontana dal posto di lavoro, senza dubbio più economica ma non servita adeguatamente dalla rete della mobilità pubblica.
Un dato clamoroso, anche preoccupante per certi versi, che emerge dall’ultimo report redatto dalla Fondazione Tarantelli: l’ente che svolge la sua attività di studio e ricerca nell’ambito di Cisl ha, infatti, individuato tre assi d’intervento – welfare, formazione, partecipazione – per capire come attrarre e poi mantenere “a casa” i lavoratori qualificati. Insomma, come evitare la cosiddetta fuga di talenti all’estero. «È la descrizione da manuale di quella che chiamiamo esclusione abitativa, un problema che a Modena si sta cronicizzando e che interessa tutti, anche i lavoratori con un reddito sopra la media – interviene Eugenia Cella, segretaria generale del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl Emilia Centrale – Mai come oggi esclusione abitativa significa esclusione lavorativa, col rischio, gravissimo e conseguente, che il nostro territorio perda attrattività, facendo dirottare altrove i talenti. Qui i problemi sono due: trovare i lavoratori specializzati e, subito dopo, fare in modo che restino».
La sindacalista modenese, commentando l’annosa questione del caro casa, chiede «una nuova visione di bacino». Nello specifico, «istituzioni, sindacati e parti datoriali devono unirsi per trovare una soluzione condivisa. L’esclusione abitativa è la cartina di tornasole di un modello che non regge più e va ripensato in termini economici, ambientali e sociali».
Il canone calmierato è una delle soluzioni possibili. A Modena c’è stato un grande salto in avanti di questo strumento (+ 24.7%), anche grazie ai nuovi accordi territoriali partiti il 1° settembre 2023 nel Capoluogo e progressivamente estesi in tutti i Comuni della provincia. Chi affitta a canone concordato viene premiato con meno tasse da pagare. I soldi guadagnati con l’affitto non si cumulano con gli altri redditi, sono tassati solo al 10% con la cedolare secca e non al 21%. In più, viene applicato di default uno sconto del 25% sull’Imu in tutti e 47 i Comuni della provincia di Modena, grazie agli accordi sottoscritti.
Quello che il Sicet chiede con forza ai Comuni della cintura modenese ad alta densità abitativa (quindi, Sassuolo, Castelfranco, Formigine, Carpi e Campogalliano) è di seguire l’esempio del capoluogo, applicando l’Imu light al 7.6% per chi affitta a canone concordato. Infine, Cella invita tutti a riflettere sul fatto che nella definizione di talenti rientrano gli studenti universitari che scelgono UniMore. Fra pochi anni saranno la spina dorsale della nostra economia e come li accogliamo? Dicendo loro che una stanza in affitto costa più dell’oro. «No, non va bene. Iniziamo a dare ai ragazzi la certezza di un alloggio a prezzi umani. Possiamo riuscirci creando una cittadella universitaria spalmata nei comuni che si trovano a pochi minuti di treno da Modena. Comuni che invitiamo a promuovere l’opportunità dell’affitto per una sola stanza, così come previsto dagli accordi territoriali che hanno sottoscritto. E, anche in questo caso, sarebbe opportuna l’applicazione di un Imu smart al 7.6% per le stanze affittate per più di dodici mesi. Modena lo sta facendo – sottolinea – e questa esperienza va messa in rete», conclude la numero uno del Sicet.
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