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Appennino Green

Il lago Scaffaiolo, luogo incantato alle soglie del cielo

di Maria Sofia Vitetta
Il lago Scaffaiolo, luogo incantato alle soglie del cielo

Uno spettacolo da sogno tra sole, nuvole e natura. E a fianco il ristoro con il rifugio Duca degli Abruzzi, l'unico a essere posizionato proprio sul crinale a 1794 metri d’altitudine: è di proprietà del Cai e gestito dai genitori dei campioni di sci freestyle Flora e Miro Tabanelli insieme al socio Mirco Mori

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FANANO. «Prima che le piantine di mirtilli perdano le foglie, assumono i toni del rosso» e nella fascia di piante ad alto fusto, i faggi sfoggiano un foliage autunnale dai colori caldi ed intensi. Incastonato in un ambiente dalla variegata vegetazione, all’interno del parco del Frignano, si trova il lago Scaffaiolo. «Non ci sono stagioni in cui non godere della natura», racconta Antonio Tabanelli, che, insieme alla moglie e al socio Mirco Mori, gestisce da quasi 20 anni il rifugio Duca degli Abruzzi, situato a pochi metri dal lago. «I crochi spuntano quando c’è ancora la neve». E in primavera, in cima al crinale, fioriscono le genzianelle. «Sul Monte Cupolino, poco più in alto del rifugio», sbocciano i tulipani selvatici, mentre le stelle alpine sulla parete est del Corno alle Scale.

Tutti i segreti del lago Scaffaiolo e del rifugio Duca degli Abruzzi

Pur facendo parte del Comune di Fanano, in provincia di Modena, il lago Scaffaiolo è molto vicino al confine con la Toscana. La zona potrebbe essere definita un ponte che collega le tre province di Pistoia, Bologna e Modena, là dove «i confini si intrecciano. A livello di percorrenza siamo un po’ più distanti dai luoghi che si trovano nel Modenese – come il Capanno Tassoni ad Ospitale – in cui si lascia la macchina per raggiungere il rifugio». Per questo «l’affluenza è più o meno suddivisa tra frequentatori toscani ed emiliani», ma la presenza dei bolognesi è numericamente maggiore rispetto ai cittadini di Modena. Il lago Scaffaiolo si trova all’interno di una conca, formatasi con «uno sdoppiamento del crinale dovuto ad un’azione tettonica. Anche se non c’è una sorgente che alimenti il lago», l’evaporazione non è un fattore che, attualmente, sembra poterne causare la scomparsa grazie alle particolari condizioni climatiche. In inverno «l’acqua viene fornita soprattutto dalla fusione del ghiaccio e dalla neve», mentre sono le piogge a mantenerlo vivo nel corso delle altre stagioni. Questo evita che, anche d'estate, si prosciughi, sebbene il livello dell’acqua sia variabile, fino a diventare molto basso: «Un’estate di una dozzina d’anni fa siamo arrivati ad avere poco più di un metro d’acqua. Si era ridotto di estensione, ma non si è mai seccato». A minacciare maggiormente il lago Scaffaiolo «non è la siccità, ma i venti forti che si sollevano, portando via diversi metri cubi di acqua». Questo specchio, posto a 1775 metri, rappresenta «un’attrattiva unica: non ci sono altri laghi di crinale. Il lago Santo ed il lago Baccio, sempre nell'Appennino modenese, si trovano un po’ più in basso e sono, infatti, ad un'altitudine inferiore.

Tra viste mozzafiato e natura incontaminata

«Non ci troviamo sulla sommità del Monte Bianco o dell’Everest, ma siamo in cima. Il fatto di essere in alto, di non avere ostacoli, di dominare il paesaggio, probabilmente dà una grande soddisfazione. Tutti dicono che è un luogo meraviglioso», afferma Tabanelli, raccontando come si riesca, a colpo d'occhio, ad essere spettatori di un panorama incredibile. «Si vede la Pianura Padana e, quando c’è visibilità, fino alle Alpi, alla cima Presanella, al monte Grappa. Dall’altra parte, spostandosi un po’ sul crinale, nelle rare giornate molto limpide», con uno sguardo si può cogliere in lontananza «l’arcipelago toscano, l’isola d’Elba, la costa della Versilia, fino alla catena montuosa della Corsica, col Monte Cinto». Nelle zone circostanti al lago Scaffaiolo si dirama una rete vastissima di sentieri ben curati, che riescono ad accontentare sia le esigenze dei più esperti, sia quelle dei semplici amatori. Adattando il passo e l’andatura ai propri ritmi, tutti riescono «a fare anche una minima escursione. Se c’è bel tempo, si può venire in bicicletta, d’inverno a camminare con le ciaspole o per fare sci alpinismo», data anche la vicinanza con il parco del Corno alle Scale.

L’unico rifugio posizionato proprio sul crinale

Il rifugio Duca degli Abruzzi «è uno dei pochi punti di ristoro esistenti sulla dorsale appenninica» e, a differenza degli altri, è l’unico ad essere posizionato proprio sul crinale, a 1794 metri d’altitudine. La struttura è «di proprietà del Club Alpino Italiano (Cai), che ci dà in affitto i locali» e dispone di un camerone unico, privo della divisione maschi-femmine. «Si sta tutti insieme, ci sono 28 posti letto a castello con bagni in comune. Inoltre, siamo legati ad una sorgente che non è ricchissima: se non siamo in periodi di siccità, il rifugio offre una doccia calda, ma bisogna sempre stare attenti ai consumi».

La casa dei campioni di sci freestyle Flora e Miro Tabanelli
Flora e Miro Tabanelli, i due giovani campioni di sci freestyle, sono «sempre stati immersi in questo ambiente bellissimo, ma anche piuttosto duro e selettivo», racconta il padre Antonio, gestore del rifugio. «Hanno sempre vissuto in montagna da quando sono nati, non sono stati trapiantati dalla pianura. Hanno inforcato gli sci quando avevano poco più di due anni. Gli ha dato sicuramente una spinta in più il fatto di avere affrontato bufere, di aver visto la montagna in quelle condizioni». 
Quando il fine settimana Antonio e la moglie dovevano lavorare ed i figli erano piccoli, «l’unica alternativa era farli scendere a frequentare le piste del Corno alle Scale, seguiti da uno dei club che si dedicava ad insegnare, a livello agonistico, lo sci alpino ai bimbi. Dovevamo portarceli dietro, non potevamo lasciarli ai parenti, che vivono in Romagna o in Lombardia. A partire dai sei anni hanno frequentato le scuole di sci locali». All’orario di chiusura degli impianti, i genitori degli altri ragazzini arrivavano in macchina per portare i propri figli a casa, tornando giù, nei paesi o nelle grandi città come Bologna. Flora e Miro, «invece, al sabato sera sono stati sempre costretti, dopo aver sciato tutto il giorno con i loro coetanei e con gli istruttori, a risalire» per raggiungere il rifugio. «Quando erano molto piccoli gli andavamo incontro noi. Alcune volte li ho portati sulle spalle, dentro alle gerle, addormentati».