La Nuova Ferrara

Il processo

Soffocò il figlio nel letto. La Cassazione respinge il ricorso: pena definitiva

Daniele Oppo
Soffocò il figlio nel letto. La Cassazione respinge il ricorso: pena definitiva

Amanda Guidi è stata prelevata dalla struttura di accoglienza a Berra e accompagnata in carcere, dove dovrà scontare 14 anni e 8 mesi per aver ucciso il figlio di un anno

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Ferrara I carabinieri della stazione di Berra l’hanno prelevata dalla struttura dove alloggiava. Amanda Guidi è stata accompagnata questa mattina nel carcere femminile della Dozza, a Bologna. Ha così iniziato a scontare i 14 anni e 8 mesi (più un anno per una precedente condanna rimasta sospesa) di pena detentiva per aver ucciso il figlio di un anno, soffocandolo nel lettone, la notte del 17 giugno 2021, nell’abitazione dove viveva insieme agli altri figli.

La sentenza è divenuta irrevocabile dopo che la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini contro la sentenza della Corte d’assise d’appello, che pure aveva ridotto la condanna di primo grado (22 anni di reclusione).

Guidi ha 32 anni e un passato difficile alle spalle, fatto di abbandoni, di un rapporto molto precoce con le sostanze da abuso, di rapporti frequenti e intermittenti con i servizi sociali. È affetta da un disturbo della personalità. Elementi che, se anche non hanno inficiato in senso processuale la sua capacità di intendere e di volere, hanno sicuramente inciso in tutta la vicenda. Una recente perizia psichiatrica ha confermato che è capace di intendere e di volere, ma anche che sia bisognosa di aiuto.

Non vi è certezza piena su come abbia ucciso il figlioletto, probabilmente tappandogli con le mani la bocca e il nasino, come ha anche raccontato in una delle plurime “confessioni” poi ritrattate, oppure poggiandogli sopra un cuscino.

Il bimbo, per via dello stato di tossicodipendenza della donna, era anche lui intossicato dalla cocaina, assunta tramite il latte materno. Probabilmente per questo era spesso agitato e tale agitazione potrebbe essere stata uno dei fattori che ha “sovraccaricato” la Guidi e l’ha portata ad agire per fermarlo. Non è un caso che la Corte d’assise di Ferrara non aveva escluso il dolo eventuale, ovvero un’azione voluta, quella del soffocamento, anche se non espressamente diretta alla morte, comunque non esclusa come esito.

Finora Guidi era finita in carcere per altre cose compiute dopo la condanna: le botte e lo stalking a un ex compagno e perché, una volta liberata, aveva rotto il braccialetto elettronico e aggredito i carabinieri, dopo aver cercato di contattare il Garante dei detenuti perché non voleva più stare nella struttura che la accoglieva. Nuovamente liberata, era tornata a Berra, nella struttura di accoglienza, dove questa mattina è stata prelevata dai carabinieri.

«Aspettiamo le motivazioni della Cassazione e, vista la particolarità del caso, continueremo comunque con le opportune iniziative in sede di esecuzione della pena», commentano gli avvocati Rambaldi e Lambertini.

«È stata affermata processualmente la responsabilità della madre per quel che è accaduto», è il laconico commento dell’avvocato Alessandro Gabellone, che ha assistito l’ex compagno di Guidi e padre dei bambini come parte civile. Anche loro vittime di una grande tragedia.

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