Con i treni in manutenzione, sui binari della provincia di Ferrara tona la littorina
Dopo più di trent’anni i convogli circolano ancora sul territorio estense. Un mezzo storico, ma ormai divenuto obsoleto in termini di accessibilità e a forte impatto inquinante… ma non sarà così per sempre
Ferrara Viaggia su e giù per la provincia e ha accompagnato generazioni di studenti e lavoratori in lungo e in largo per il territorio estense: da Codigoro attraversa il Basso ferrarese fino alla città, ma anche nel Bondenese direzione Sermide l’hanno incrociata a più riprese. Sui binari ha scritto la storia e vederla ancora correre fa subito pensare al tempo passato e agli anni che avanzano; ma soprattutto una domanda sorge spontanea: “Perché un treno così vecchio ancora circola?”.
Parliamo di quella conosciuta da tanti come “littorina”, termine che indica le prime automotrici ferroviarie introdotte in Italia nel periodo fascista, rimasto in voga per riferirsi ai treni storici. Nello specifico, il rimando è all’ALn 663, l’automotrice leggera a nafta arrivata con vari esemplari a Ferrara e in provincia tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Un gioiellino da museo, da esposizione, ma che ancora oggi viaggia su rotaie, facendo presto dimenticare i discorsi su energia pulita, accessibilità e innovazione che si fanno in riferimento al settore trasporti. Perché i gradini dei vagoni ferroviari in questione sono tutt’altro che progettati per essere utilizzati da persone con deambulabilità. Per non parlare dei motori diesel che impiegano la nafta come combustibile: uno schiaffo alla mobilità green e alle alternative sostenibili sempre più in voga, tra treni elettrici, a idrogeno o ibridi.
C’è però una risposta alla reiterata circolazione dei convogli ferroviari che hanno fatto la storia del trasporto pubblico ferrarese. Perché questi treni obsoleti vengono riesumati all’occorrenza per affiancare la flotta degli Atr 220 di Trenitalia Tper che nella stragrande maggioranza vengono utilizzati per il trasporto regionale locale. La trazione a diesel è la medesima, ma l’ambiente interno risulta più facilmente accessibile grazie al piano di calpestio ribassato che permette l’incarrozzamento a raso, secondo gli standard europei. Insomma, l’entrata è alla stessa altezza della banchina. Senza poi dimenticare gli spazi riservati a persone con disabilità, vani per le biciclette, ampi finestrini e display informativi a led. Rispetto alla “littorina” ci passa un mondo.
Una situazione contingente, spiegano infatti da Tper, derivata dal fatto che occorre gestire le scadenze manutentive degli Atr 220: alcuni sono fermi, altri aspettano riparazioni e aggiustamenti. E per far convivere le scadenze di manutenzione al servizio di trasporto pubblico è inevitabile l’utilizzo di treni più obsoleti e meno confortevoli. Arriva però una specifica dall’azienda di trasporti: si cerca di limitare l’utilizzo degli ALn 663 alle corse meno affollate, quindi non certamente nelle fasce orarie in cui tipicamente studenti e lavoratori pendolari si spostano dalla provincia alla città, e viceversa.
Ancora un po’ di pazienza, perché la buona notizia è dietro l’angolo: con l’elettrificazione delle linee ferroviarie Suzzara-Ferrara e Ferrara-Codigoro, tutti i treni oggigiorno in uso, anche gli Atr 220, sono destinati a sparire. Al loro posto arriverà una nuova flotta e i convogli sono già pronti ad entrare in servizio per scrivere un nuovo capitolo della mobilità su binari e del trasporto pubblico ferrarese.
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