La Nuova Ferrara

Caso Ramy: pm Milano chiude inchiesta per otto, 7 carabinieri rischiano processo (2)

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(Adnkronos) - Se l'accusa per Fares Bouzidi è aggravata dall'aver guidato il T-Max senza patente e per tratti anche contromano, il vice brigadiere Lenoci, invece, avrebbe mantenuto "una distanza e una velocità inidonee a prevenire eventuali collisioni" con lo scooter in fuga. I pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini evidenziano la lunga durata dell'inseguimento e come l'incidente ha visto il contributo di Bouzidi "con la propria condotta gravemente imprudente e negligente consistita nell'inosservanza delle norme stradali". Il giovane non si ferma all'Alt dei carabinieri dando il via a una fuga "lungo numerose vie del centro urbano di Milano, con picchi di velocità superiori ai 120 chilometri". Arriva in contromano da via Ripamonti, imposta l'incrocio con via Quaranta a velocità sostenuta (circa 55 chilometri l'ora) ed effettua quella manovra verso destra "provocando così l'urto dell'area posteriore destra del suo motoveicolo con la fascia anteriore del paraurti dell' Alfa Romeo Giulietta dei carabinieri". Tutti gli altri carabinieri intervengono nella fase successiva. I militari del Nucleo Radiomobile Di Micco e Paternuosto hanno costretto, a dire della procura, "il testimone oculare" a cancellare quanto registrato con il suo cellulare, episodio che emerge solo con un'intervista del giovane in tv; Zanotto e Botteghin avrebbero concorso anche loro a nascondere fatti utili alle indagini costringendo un altro testimone a cancellare nove file video dal proprio telefono. In quattro (Lenoci, Paternuosto, Castello e Zuddas) in concorso tra loro e in qualità di pubblici ufficiali "redigendo il verbale di arresto in flagranza di Fares Bouzidi attestavano falsamente ed omettevano fatti dei quali l'atto era destinato a provare la verità" - si legge nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari - in particolare omettevano l'impatto tra l'auto dell'Arma e lo scooter, davano una versione dell'incidente smentita dalla relazione della Polizia locale, nascondevano la presenza di un testimone e "omettevano di dare atto della presenza di una dashcam personale installata all'interno dell'autovettura condotta da Ilario Castello, nonché di una bodycam personale in uso a Nicola Ignazio Zuddas, dispositivi che riprendevano l'intera fase dell'inseguimento e, dunque, della contestata resistenza, e che venivano menzionati, esibiti e prodotti solo su richiesta dell'autorità giudiziaria".