Ferrara, a processo per la truffa milionaria col bonus facciate
Quattro persone rinviate a giudizio per accuse, a vario titolo, di truffa e autoriciclaggio. I raggiri ai danni di Poste Italiane e agenzia delle Entrate
Ferrara Sono stati tutti rinviati a giudizio gli imputati di una presunta truffa milionaria realizzata tramite il meccanismo del bonus facciate e che vede come parti offese sia Poste Italiane che l’agenzia delle Entrate.
I reati contestati sono, a vario titolo, quelli di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, truffa ai danni dello Stato o di ente pubblico e autoriciclaggio. All’esito dell’udienza preliminare, il giudice Andrea Migliorelli ha ieri sciolto la riserva decidendo per il rinvio a giudizio di tutti, come richiesto dalla Procura, escluso uno per il quale è stato disposto il non luogo a procedere essendo nel frattempo deceduto.
Le accuse sono rivolte a un ragioniere 84enne di Treviso, un imprenditore edile 64enne di Novara, un 69enne ferrarese amministratore di tre società e poi di un 49enne italiano e una 59enne ungherese, titolari di due società in Ungheria. Secondo la ricostruzione effettuata dalla Procura, l’imprenditore piemontese avrebbe emesso fatture false tramite una sua azienda – dichiarata fallita nel 2022 – per poco meno di 8 milioni di euro relative a lavori mai effettuati per i bonus nei confronti di 37 persone – risultate totalmente ignare – creando così un credito di imposta da scontare presso Poste Italiane.
Per questa operazione sarebbe intervenuto il ragioniere trevigiano, che avrebbe trasmesso 37 false dichiarazioni alle direzioni provinciali dell’agenzia delle Entrate di Treviso, Padova e Vicenza, ottenendo un credito di imposta pari a 7.082.027, monetizzato con la cessione a diversi soggetti.
no dei quali sarebbe il 68enne ferrarese, al quale sarebbero stati ceduti 3,3 milioni di euro, che li avrebbe scontati in parte tramite sue società con Poste, ottenendo poco meno di un milione e mezzo di liquidità, girata in gran parte a due società ungheresi gestite dagli ultimi due indagati, che li avrebbero fatti sparire (da qui l’ipotesi del riciclaggio).
Il 10 febbraio si aprirà il processo davanti al giudice del dibattimento.
