La Nuova Ferrara

Il caso

Amsef, l’assessore spiega la vendita: la verità sui lavoratori

Marco Nagliati
Amsef, l’assessore spiega la vendita: la verità sui lavoratori

Schermaglie sulla cessione in Commissione e domani la questione arriva in Consiglio comunale a Ferrara

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Ferrara Battaglia (dialettica) annunciata, battaglia (democratica) avviata. Ieri in sede di Commissione comunale, prosecuzione domani sempre tra gli scranni (dove si andrà al voto) del Consiglio. Il «fulmine a ciel sereno» della vendita di Amsef da parte del Comune, probabilmente al gruppo privato Hofi (un affare in partenza da 10 milioni di euro, dei quali 3 intascati direttamente dall’amministrazione), diventa agone politico. Il Municipio si trasforma nell’Agorà nella quale si radunano maggioranza ed opposizione.

Le onoranze funebri a Ferrara finora sono state un servizio pubblico sì costoso, pure remunerativo. La possibile cessione al colosso Hofi (gestisce 200 aziende funerarie, 6 crematori ed ha 800 dipendenti) è una svolta epocale e filosofica: dal pubblico al privato. Le Rsu di Farmacie Comunali ed Amsef sono insorte: «Scelta incomprensibile, l’Amministrazione ha sempre sostenuto che Amsef è uno strumento che serve a calmierare i prezzi e che svolge una funzione sociale importante. E quale sarà il futuro dei 27 dipendenti?».

Si prospetta un’ulteriore privatizzazione di un’azienda che era pensata per tenere sotto controllo le tariffe. Incalzano le opposizioni: «Dopo acqua, servizi energetici e rifiuti va in scena un’altra dismissione del “pubblico”». C’è, in aggiunta, un convitato di pietra o – se si vuole – un elefante nella stanza: la costruzione della casa funeraria. Un business che Hofi sa gestire (ne controlla 39) e che Ferrara al momento non ha.

La spiegazione

Lo tsunami è apparso all’orizzonte della città e l’assessore Matteo Fornasini (bilancio, contabilità e delega alle società partecipate) ha iniziato a sdoganare pubblicamente l’argomento alla voce “indirizzi in merito all’avvio del processo di dismissione della quota di partecipazione in Amsef detenuta al 100%: autorizzazione alla dismissione totale delle quote”. Il Comune vuole chiamarsi fuori del tutto. «È una scelta che parte da lontano per dare prospettive all’azienda», l’afflato di Fornasini. Subito incalzato dall’opposizione («come si concilia la funzione sociale di Amsef con la cessione?», chiede Zonari, La Comune), («il core business è l’interesse generale», sibila Nanni del Pd), («perché si vende e perché adesso?», interroga Marchi del M5s). «Questa è una scelta complessa. Complicata e non facile – inizia a spiegare Fornasini –: peraltro è dal dicembre 2017, governava il Pd con Tagliani, che si valuta cosa fare di Amsef. Un passo sofferto e ponderato: nel 2019 il valore di produzione era stato di 4 milioni, mentre il preventivo del 2025 prevede 3 milioni e 285.000 euro. In tre anni abbiamo perso oltre 800.000 euro e non per cattiva gestione. Semplicemente a Ferrara per fortuna ci sono meno decessi, crescono le cremazioni (l’80% sui decessi, mentre la media nazionale è del 40%; ndr) e quindi meno funerali (da mille a 900; ndr). Ricavi ridotti, però le spese fisse sono rimaste invariate. Vogliamo continuare così, con futuri bilanci negativi se questo è l’andamento? Oppure proviamo a dare un indirizzo con tutela totale dei dipendenti. È una scelta di responsabilità che siamo a spiegare, ma usciamo dall’ideologia di “destra” e di “sinistra”. Confrontiamoci sui numeri, senza ignorare che il Comune manterrà fondi a bilancio per i funerali sociali».

Il dibattito si intensifica, emerge che in mattinata è stata ufficializzata una risoluzione: una sorta di stella polare che guida l’intera maggioranza. La sintetizza Francesco Rendine (Civica Fabbri): «Non faccia il pubblico quello che deve fare il privato, con vincolo determinante il mantenimento e la tutela degli attuali lavoratori». Che rimarranno in Amsef e non assorbiti da Ferrara Tua. Al riguardo Zonari chiede contezza del coinvolgimento dei sindacati, Fornasini pronto: «Incontrati giovedì scorso».

Dopo tre ore di schermaglie, talvolta aspre ma comunque schermaglie, si passa allo scontato: votazione favorevole affinché la delibera passi per l’approvazione del Consiglio comunale di domani. Il redde rationem per andare poi a bando, ma essendo la maggioranza compatta... 

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