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Calcio Eccellenza

L’Ars et Labor si fa un regalino e passa alla semifinale di Coppa: col Pietracuta solito brivido

Francesco Gazzuola
L’Ars et Labor si fa un regalino e passa alla semifinale di Coppa: col Pietracuta solito brivido

I biancazzurri si sono trovati a rincorrere a causa di un autogol di Iglio, ma poi hanno ribaltato il risultato conquistando la qualificazione. Un dono in vista del Natale, con qualche insegnamento da portare anche in campionato

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Santarcangelo di Romagna (Rm) Prima la buona notizia: l’Ars et Labor ha concluso l’anno con una vittoria ai quarti di finale che vale il passaggio del turno in Coppa Italia Eccellenza. A farne le spese è il Pietracuta, formazione con forti influenze sanmarinesi con cui i ferraresi avevano un conto aperto. Un mese e mezzo fa, nell’unico precedente tra le squadre, infatti, i romagnoli avevano espugnato il “Mazza” e portato a casa i tre punti, rendendo assai difficoltoso il cammino dei biancazzurri in campionato. Adesso si torna pari, verrebbe da dire, con “la bella” da segnare per l’anno nuovo. 

Tutto è bene quel che finisce bene e 2-1 estense sul tabellino, anche se l’Ars et Labor si è trovata a rincorrere pure in questa occasione: meno del solito, c’è da riconoscerlo, ma qualche brividino sarà venuto ai centinaia di spallini in tribuna. L’approccio iniziale era stato dei migliori: serie di corner, conclusione dalla distanza per scaldare il piede… e poi la doccia fredda. Fanno tutto i ferraresi, con Iglio che cerca di anticipare l’attaccante avversario e, nel tentativo di spazzare, finisce per colpire di testa e mettere la palla nella sua porta. Facce sconsolate. Ma la nota lieta è riservata per sette giri di lancette dopo, perché Piccioni conquista un calcio di rigore. Va dal dischetto e non sbaglia, ma soprattutto non smette mai di fare quel prezioso lavoro da punta di peso che a questa Ars et Labor era mancato: sponde, sponde e ancora sponde. Là davanti c’è un faro, lo vedono tutti. Poi calci d’angolo a non finire (saranno sette al triplice fischio), testimoni dei tentativi ripetuti. 

L’intervallo sussurra all’Ars et Labor la via per il gol e neanche a farlo apposta i biancazzurri rientrano e segnano. Tutto molto confusionario, ma si prende quello che arriva. Ricci è nel posto giusto al momento giusto e di testa appoggia in porta una palla che aveva appena colpito la traversa. La formazione ferrarese è giovane e parecchio rimaneggiata, ma a questo punto inizia a gestire senza mai andare in affanno: detta il ritmo della gara, pressa all’occorrenza e si permette anche di sbagliare diverse conclusioni. Mai sott’acqua, ma il brivido finale è una regola viverlo: scambio Osayende-Sapori e palla a centro area; Zannoni colpisce di testa e Luciani si distende e devia. Applaude anche Giacomel in panchina. 

Bisogna chiudere prima le partite” continuano a ripetere i dirigenti, e questa era senza dubbio una di quelle gare. C’è quello da migliorare, come l’attenzione in determinate fasi del match per evitare di andare in svantaggio per primi. Alla fine l’Ars et Labor disfa e cuce, tutto da sola e con interpreti diversi dal solito (in parte): Luciani in porta, Occhi terzino e per la prima volta il tandem degli “ultimi arrivati”, le punte Piccioni e Moretti. Risposte positive da (quasi) tutti, con il numero nove un po’ nell’ombra. Ma soprattutto l’Ars et Labor è uscita dagli spogliatoi è ha indirizzato immediatamente la gara sui propri binari, risparmiandosi la corsa al gol con l’acqua alla gola per tutti i secondi 45’. La volontà c’è stata e così il Pietracuta di novembre che al “Mazza” sembrava un gigante è stato ampiamente ridimensionato: cambiata la prospettiva e soprattutto l’approccio spallino.  L’obiettivo è portare questi insegnamenti anche in campionato, riflettendoci tra una fetta di panettone (o pandoro) e l’altra, che anche mister Di Benedetto – anche oggi sugli spalti per squalifica – potrà mangiare più sereno.