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Al Rotary nasce l’idea di una fusione Spal-Giacomense

di Paolo Negri
Al Rotary nasce l’idea di una fusione Spal-Giacomense

Benasciutti, Ranzani e Mattioli pronti a parlarne con favore Il patron Colombarini più cauto ma la strada è percorribile

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FERRARA. Se il discorso andrà in porto, si potrà dire che il Rotary Ferrara Est ne vanta la primogenitura.

Già, perchè di una possibile (probabile?) fusione tra Spal e Giacomense si è parlato lunedì sera nel corso del convivio organizzato dal Rotary stesso. L’idea è stata lanciata lì. Tra i tanti ospiti, le dirigenze dei club biancazzurro e grigiorosso. Una dialettica simpatica, un po’ di campanile, piccole sfide tra vecchi e sinceri amici di sport (i presidenti Ranzani e Mattioli), che da tempo hanno giustamente ricomposto l’inopportuna frattura creata dalla vecchia proprietà spallina e dal suo assurdo ostracismo alla Giacomense, che andava vista come risorsa per l’intero movimento calcistico del territorio (risorsa anche per la Spal, all’epoca in categoria superiore rispetto ai “cugini”) e non come nemica.

Vabbè, lasciamo il passato alle spalle e guardiamo avanti. Non sono stati i vertici delle due società a promuovere l’idea della fusione. Semplicemente, quando Sergio Lenzi - presidente della Cassa di Risparmio - ha affermato che stante la realtà economica «bisognerebbe accorpare certe società, non esiste che in 300 metri esistano due club», nel salone dell’Astra il pensiero è corso immediatamente a Spal e Giacomense. Poco importa che, a posteriori, chi conosce bene il dottor Lenzi abbia assicurato che il riferimento era ad altre realtà. L’idea ha preso a fiorire e dopo l’appassionato ed appassionante intervento di Nicola Zanardi («Ferrara cosa può permettersi? Il calcio può essere un marchio condiviso? Si deve creare un modello organizzativo, di certificata trasparenza, con tecnica amministrativa a capacità di aggregazione. La città ha un amore (la Spal; ndr) ma fa niente, la tristezza è questa. Deve arrivare un aiuto dalle associazioni di categoria, bisogna snidare chi può aiutare la Spal affinchè non abbia alibi, altrimenti la Spal non è più un valore, ci si può avvicinare anche ad un modello di azionariato popolare») si è posto direttamente l’interrogativo: fusione tra Spal e Giacomense?

In casa biancazzurra Ranzani e Benasciutti sono parsi favorevoli, interessati, senza preclusioni a parlarne. Walter Mattioli, presidente grigiorosso, ha sottolineato: «Si può valutare, ma bisogna anche pensare anche a chi poi dovrà gestire la Spal». Cauto Francesco Colombarini, patron della Vetroresina e principale finanziatore della Giacomense: «Sono stato interpellato durante la grande crisi della gestione Butelli. Sostengo un impegno pesante con la Giacomense - ha affermato l’imprenditore - e la mia famiglia non può andare oltre i propri limiti. Certo, Giacomense e Spal possono avvicinarsi, sono possibili delle sinergie: non lo vedo come un discorso inattuabile. Però bisogna valutare attentamente tutto, cogliere anche l’esatto ruolo della città».

Una prudenza comprensibile, anche alla luce di un non lontano rapporto non proprio facile tra la Giacomense e Ferrara, come quando - ad esempio - il club grigiorosso ha dovuto sostenere costi notevoli per poter giocare al “Mazza” (da dove, poi, ha dovuto traslocare per forza di cose, ovvero di conti e non solo). Però non c’è stata chiusura.

Nel concreto, e senza voler precorrere i tempi, se avvenisse la fusione la società si chiamerebbe Spal, in caso di permanenza della Giacomense in Seconda Divisione («Ci salviamo di sicuro, vedrete, ha garantito Mattioli») giocherebbe in Lega Pro il prossimo campionato, quello pre-riforma, e ciò significherebbe che un piazzamento nelle prime nove garantirebbe l’accesso alla nuova serie C unica. Al contempo, la Giacomense potrebbe acquisire il titolo di un club dilettantistico e proseguirebbe tutta l’attività giovanile, per non disperdere un patrimonio rilevante sul territorio. La nuova società potrebbe poi continuare a contare sull’apporto del Consorzio. Certo, a questo punto, bisogna capire bene che seguito dare alle trattative col gruppo Vissoli-Ferrari-Zoboli interessato ad entrare nella Spal. Insomma, tanta carne al fuoco e progetto molto stimolante. Anche la Giacomense dovrà fare le sue valutazioni. Nel malaugurato caso di una retrocessione, ben difficilmente il presidente Mattioli farà domanda di ripescaggio, che comporterebbe una spesa di 300.000 euro a fronte poi dell’impossibilità di allestire una squadra competitiva per entrare nelle prime nove; e piazzarsi nella seconda metà della classifica nella prossima stagione significherebbe retrocedere in D, anche col 10º posto: ne varrebbe la pena, dopo spese come quelle citate? Piuttosto, Mattioli potrebbe costruire una squadra per tentare di vincere la D.
Ma non corriamo, la Giaco - appunto - è certa di poter mantenere la categoria al termine dell’attuale stagione. Nel frattempo si inizia a ragionare sulla fusione con la Spal.

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