Paganini, eccome che il bomber ripete
Ha ripreso a giocare dopo uno stop di dieci stagioni. E domenica, a 50 anni, ha segnato il gol del pareggio per la Primaro
FERRARA. E chi dice che... Paganini non ripete? Un omonimo ferrarese del grande maestro della musica, un omonimo con il calcio nel sangue, ha pensato bene di rendere omaggio al cognome a suo modo. Ecco un evergreen che non passa mai di moda. E’ Roberto Paganini, che domenica ha siglato il gol del pareggio per la sua Primaro ai danni del Frutteti. A quasi cinquant’anni non ha perso il vizio del gol come quando era un ragazzo che scalpitava per i campi di mezza provincia. Merito dell’intuito e delle capacità tecniche che l’hanno sempre contraddistinto. «Sono tornato a giocare per scherzo – dice Paganini -, ho ripreso ad allenarmi per passare il tempo e tenermi in forma. Nuoto, palestra e corsa mi annoiavano, così ho scelto di riprendere l’attività sportiva che più mi ha appassionato nella mia esistenza». Perché non tentare invece con gli amatori o gli over, dove magari il posto da titolare era assicurato, invece di mettersi in competizione con dei ventenni? «Ci ho provato, ma a me piace giocare con i giovani, perché negli amatori e negli over si brava (si litiga; ndr) soltanto. Preferisco correre con i ragazzi, calciare il pallone e fare i movimenti giusti, così mi diverto».
Una carriera spesa appena fuori le mura estensi, in periferia, tanti anni alla Quadrilatero e una parentesi in Prima con il San Bartolomeo nel 1991. Poi un lungo stop, prima del ritorno di pochi anni fa. Come mai? «Ho sempre giocato per passione, mai per altri motivi. A 35 anni interruppi l’attività quando sono nate le mie figlie. A 45 anni però la voglia era ancora tanta e ho deciso di ricominciare; ho chiamato l’amico Maccaferri che allenava la Primaro e gli ho chiesto ospitalità per fare allenamento. Loro erano entusiasti e mi hanno persino tesserato. Naturalmente accettai, ma ritenevo che sarei sceso in campo solo in caso di estrema emergenza. Alla mia età ritengo che lo spazio sia da lasciare ai giovani, a me basta tirare due calci di tanto in tanto. Invece, l’anno scorso sono entrato da titolare e ho pure fatto gol al Codrea. In questa stagione mi è bastato entrare a mezz’ora dalla fine della partita e toccare un pallone per segnare».
Una simile prodezza merita una dedica, no? «Naturalmente la faccio a mia moglie e alle mie due figlie».
Giocatore e persino sponsor della Primaro, giusto? «Sì. Con la mia autofficina, l’Eurorepar, cerco di sostenere la squadra. Società serissima, quella della Primaro, che ha meritato la salvezza anche quest’anno».
Il prossimo obiettivo sarà quello di fare l’allenatore? «Non sono adatto. Ho invece conosciuto Salvadego, mister della Primaro, che ho trovato persona serissima e molto preparata, che ha saputo creare quell’affiatamento che è stato il segreto di tanti risultati positivi». (c.m.)