Un mister “sacchiano” per chi sogna l’Arrigo
Indiani non fa il 4-4-2 ma quando guidava l’Impruneta venne folgorato da Sacchi E Mattioli già tre volte ha scherzosamente offerto il posto all’ex c.t. azzurro
FERRARA. Il 6 aprile 1994 il Pontedera battè (2-1) in amichevole la Nazionale di Arrigo Sacchi. Vent’anni (e qualche spicciolo) dopo, la Spal sta per ingaggiare un allenatore proveniente dal Pontedera. Un allenatore di fede sacchiana, anche se non si tratta di un integralista, per un presidente - Walter Mattioli, massimo dirigente biancazzurro - che tra il serio ed il faceto non ha mai nascosto il proprio sogno: ingaggiare Arrigo Sacchi.
I successi di Mattioli hanno radici antiche. Il 28 maggio 2007, l’attuale presidente della Spal (all’epoca numero uno della Giacomense), venne premiato come miglior dirigente dell’Emilia Romagna. Cerimonia tenutasi nell’ambito degli “Oscar del calcio”, presso un grande albergo di Bologna. Mattioli aveva conosciuto Sacchi già tempo prima, e gli aveva lanciato la boutade: venga ad allenare la Giacomense... Poi, nel corso di quella serata felsinea, il presidente tornò alla carica. Respinto, ovviamente. Ma senza perdite, e con il sorriso sul volto. «Sacchi - ricordava ieri Mattioli -, lo incontrai la prima volta ad un convegno organizzato a Palazzo Bellini a Comacchio, poi andammo a cena col compianto ex sindaco Giglio Zarattini. Arrigo mi disse che noi dovevamo salire un po' e lui... scendere un po' (la Giacomense era reduce da una retrocessione in Promozione; ndr). A Bologna invece mi chiese di compiere un altro sforzo, salendo ancora un po’ ( i grigiorossi quella volta erano in serie D; ndr). Infine, ci incontrammo a Final di Rero ad un convegno organizzato dal sindaco Dario Barbieri ed al quale parteciparono anche Ruben Buriani e Renato Cipollini. Sacchi mi ribadì: “salga e ne parliamo” ».
Ecco, adesso - alla guida della Spal - Mattioli è salito eccome, visto che farà la prossima C unica. Un traguardo che, continuando a metterla sul tono scherzoso, non sarà sufficiente per portare l’Arrigo. «E’ una persona squisita, molto disponibile, mai arrogante. Era un discorso simpatico tra di noi», chiude sorridendo Mattioli. Sulla panca biancazzurra siederà però un discepolo dell’uomo di Fusignano. Non diretto, ma certo influenzato dall’impatto che Sacchi ebbe sul calcio italiano.
Toscano di Certaldo (la stessa cittadina di Luciano Spalletti), classe 1954, sposato, quattro figli, ex impiegato comunale, Indiani quando guidava l’Impruneta venne “folgorato” dal gioco sacchiano, senza per questo riproporlo in fotocopia. Se vogliamo parlare di modulo, infatti, l’immutabile 4-4-2 dell’Arrigo non è il marchio di fabbrica di Indiani, uno che di successi ne ha conquistati diversi, che offre un calcio propositivo, che sa variare (ad esempio con il 3-4-1-2) ma che predilige il 3-5-2. Con un’impronta, offensivo ma equilibrato.
Il mentore di Indiani non è direttamente Mattioli ma il d.s. Vagnati, che del trainer toscano è stato giocatore prima alla Massese e poi al Pisa (ed in nerazzurro il tecnico gli diede anche la fascia di capitano) e quindi lo conosce meglio di chiunque altro. Il manager ci mette la mano, è certo che Indiani sia l’uomo giusto per portare avanti il progetto spallino e fargli compiere un salto di qualità. Per questo ha convinto Mattioli (e la proprietà), per questo la Spal è disposta a mettere Indiani nelle migliori condizioni per lavorare, con la possibilità di portare il suo staff (di quello biancazzurro dovrebbe restare solo il preparatore dei portieri Scalabrelli). Ed è anche il motivo per cui sono stati individuati e si cercano giocatori di riferimento in grado di innalzare il tasso qualitativo e competitivo della Spal, al fine di poter ambire ad una stagione di serie C non minimalista.
Indiani nel corso della sua carriera ha dimostrato di saper coniugare l’imprescindibile ottenimento dei risultati, con una precisa impronta di gioco e con la capacità di valorizzare i giovani. La Spal non ha mai fatto mistero di cercare un allenatore con questi requisiti, oltre che esperto e conoscitore della categoria. Vagnati ha quindi avuto vita facile nel disegnare l’identikit di Paolo Indiani, per una scelta poi pienamente condivisa da proprietà e società (che pure stanno ancora logicamente cautelandosi con un paio di soluzioni alternative nel caso, improbabile ma che al momento non si può escludere al 100%, in cui il Pontedera non accetti di liberare l’allenatore).
Sta per nascere la Spal di Indiani. Nel segno di... Sacchi. Mattioli (e Vagnati) docet.
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