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A una Mobyt con l’anima ora servono due cecchini

A una Mobyt con l’anima ora servono due cecchini

Dopo il ko di gara-1, i biancazzurri hanno trovato la chiave per frenare Mantova Ma senza l’apporto di Mays e il miglior Ferri riaprire la serie è impossibile

21 maggio 2014
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FERRARA. Questa Mobyt ha un’anima. E lo si è visto nella seconda partita contro Mantova. Poi, se ha ancora qualcosa da dare in una stagione che definire complicata è davvero riduttivo, lo vedremo domani sera, quando al PalaMit2B si giocherà la terza partita di semifinale. Intanto, Ferrara deve tenersi stretto il fatto che, dopo la scoppola di “gara uno”, è riuscita nell’impresa di tenere aperta la seconda partita fino ai minuti finali. E solo una magia di un fuoriclasse come Nardi e l’esuberante veemenza (a volte anche eccessiva e non sanzionata) di Jefferson, hanno dato la possibilità a Mantova di portarsi sul 2-0 e avere, alla terza partita, già la prima possibilità di chiudere la serie.

Alla Mobyt è mancata la forza di dare la zampata decisiva quando era in vantaggio e ha pagato due disattenzioni nei minuti finali. Dettagli, è vero, ma che in gare di fine stagione fanno la differenza. Sebbene il manuale dei play off insegni che ogni gara fa storia a sé, indicazioni dalle prime due partite ne sono arrivate.

Il campo ha raccontato che tra le due squadre c’è una differenza da non sottovalutare, ossia l’organico. Mantova ha una formazione più lunga, con un quintetto estremamente competitivo e uomini che si alzano dalla panchina di notevole esperienza. La Mobyt, invece, ha un organico ridotto all’osso e per di più ha gravi carenze sotto canestro, non potendo contare su Benfatto e Flamini. Nella prima partita questo fattore ha influenzato non poco il risultato, mentre nella seconda Ferrara è stata brava a nascondere i propri difetti ed esaltare i punti di forza. Nonostante sotto canestro Ferrara abbia continuato a fare fatica, è nella precisione al tiro che la squadra di Furlani ha aumentato le proprie percentuali. In gara 1 a condannare Ferrara era stato il gap nelle percentuali dal campo, cosa che non è successa in gara 2.

L’intraprendenza di uomini come Spizzichini e Amici ha dato modo alla Mobyt di giocare alla pari con i fuoriclasse mantovani. Ciò che è mancato nelle due gare di Mantova è stato l’apporto di Mays. L’americano si è lasciato irretire dalla ragnatela difensiva della Dinamica, ma spesso si è messo da solo fuori gara. Spesso ai margini, la guardia americana ha fatto scelte discutibili e ha tirato con percentuali clamorosamente basse. Altro giocatore che, finora, non sta brillando nei play off è Ferri. Più capace in difesa rispetto a Mays, il capitano ha mostrato un gioco ordinato, ma senza guizzi. E quando dall’altra parte ti trovi gente come Losi, Nardi o lo stesso Lamma, la differenza si fa ancora più evidente.

In ogni caso, i passi avanti mostrati da Ferrara sono sotto gli occhi di tutti. Anche di Mantova, che forse per la prima volta s’è trovata a dover fare i conti con una Mobyt capace di metterla in difficoltà. E forse proprio su questo dovranno fare leva i biancazzurri, che domani dovranno alzare un muro per arginare l’ondata mantovana e ripetere quanto fatto in “gara due”.

Mauro Cavina

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