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Voglio grinta e fair play Bulgarelli scende in campo

di Marco Nagliati
Voglio grinta e fair play Bulgarelli scende in campo

Basket Silver/semifinale playoff. Il presidente entra deciso su razzismo e tensioni «Condanno le discriminazioni ma niente strumentalizzazioni. Che sia una festa»

22 maggio 2014
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FERRARA. Storie tese. Che dal parquet (teatro lunedì sera di “gara due” playoff al PalaBam) esondano nello spogliatoio. E poi finiscono per diventare oggetto di pubbliche discussioni. I fatti sono noti, forse con qualche particolare in più da non sottovalutare: Jefferson schiaccia in faccia ad Amici e lo sbeffeggia (minuto 38: punto a punto). L’italiano della Mobyt, qualche battito di ciglia dopo, controreplica con un epiteto a sfondo razziale («scimmia»). Sembrano fuochi di campo. Invece a fine match Jefferson se ne lamenta con Clemente (compagno di squadra della Dinamica) e da lì si rompono gli argini: l’invasione nello spogliatoio dei ferraresi, la quasi rissa. L’indomani se ne parla con dovizia: da queste colonne e sul vasto mondo internet. Mancava la voce della Pallacanestro Ferrara e, ieri, il presidente Fabio Bulgarelli ha lucidamente e pacatamente affrontato la questione. «Quello che posso dire è che il nostro silenzio del giorno dopo (martedì; ndr) non intendeva nascondere alcuna responsabilità. Le quali, peraltro, non sono certo della Pallacanestro Ferrara. Personalmente condanno ogni forma di razzismo e la nostra storia parla chiaro: da tre anni organizziamo ed ospitiamo iniziative umanitarie. I giudizi su Amici spettano, per quanto ci riguarda, alla giustizia sportiva e da questo versante nulla è stato registrato».

Messa la tovaglia sulla tavola, Bulgarelli inizia ad apparecchiarla. «Tutti se la sono presa col nostro giocatore, però attenzione: contano anche gli sfottò che ha subìto lui. Siamo sensibili al problema del razzismo, però non strumentalizziamo. Per questo, proprio per fare sedimentare la questione, ho preferito il silenzio. I rapporti con la società Mantova sono idilliaci: conosco molto bene la famiglia Truzzi, così come John Ebeling. E naturalmente coach Morea. Lunedì sera eravamo tutti nello stesso ristorante: ci siamo abbracciati. Non c’era e non c’è tensione».

«Amici è un ragazzo vivace e deve maturare, sono convinto lo farà. Ma non è certo un razzista: nello spogliatoio ha un rapporto perfetto con tutti, ovviamente pure con Mays e Jennings. Pertanto usiamo il buon senso e non cavalchiamo l’onda di una polemica esagerata».

Passata la sbornia elettrica, stasera c’è da rivedersi in campo. Bulgarelli è perentorio: «Il basket è uno sport sano, per questo faccio il presidente. Stasera ci saranno tanti bambini sugli spalti, pretendo fair play da parte di tutti. Basta con questa tensione esagerata. Mi auguro una gara serena e sportiva. È “soltanto” Ferrara contro Mantova di basket: non diamole significati fuori logica. Spero che si possa vincere: non accadesse, bravi loro. Noi abbiamo già fatto tanto».

Sul piano più generale, da tempo in casa Mobyt ci sono lamentazioni su decisioni arbitrali severe su un versante e meno sull’altro. Vedi il tecnico non fischiato a Jefferson dopo il balletto derisorio su Amici o quello su Nardi in contestazione plateale ad una decisione della terna. Bulgarelli imbocca la strada del realismo. Non vuole alibi. «Io non ero un uomo di basket, mi ci sto appassionando sempre di più. Ho il vantaggio di essere più freddo nelle analisi. Ho parlato con staff tecnico e giocatori, chiedendo loro di smetterla di lamentarsi con gli arbitri. Così carichiamo di ulteriore tensione le partite. L’agonismo ci sta, l’importante è non cadere in altre trappole. Ecco, lo chiedo veramente a tutti: rendiamo Mobyt-Mantova un “semplice” evento di grande basket».

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